“Ci riferiamo, ad esempio, agli incarichi che riceve l’assessore provinciale, ing. Romandini, dai Comuni della provincia” spiega meglio Di Croce. “Noi non stiamo qui a discutere né gli importi, né se sono state salvaguardate le formalità di legge, né che qualche Comune abbia addirittura revocato un incarico assegnato. Noi poniamo l’esigenza di una diversificazione degli interessi tra chi amministra, quale assessore ai Lavori Pubblici, soldi che sono spendibili solo per opere pubbliche, anche dei Comuni e chi riceve incarichi (cioè soldi pubblici) dietro prestazioni professionali, dagli stessi Comuni fruitori, spesso, dei finanziamenti della Provincia. Vi sembra che tutto ciò possa essere ulteriormente tollerato? Se è vero, allora, ciò che stiamo portando a conoscenza dell’opinione pubblica provinciale, per quanto tempo dovremo ancora aspettare le dimissioni dell’assessore Romandini?”.
Secondo Di Croce, si tratta del “modello Teramo” decantato in diverse occasioni dal governatore Gianni Chiodi. “E se così non fosse” polemizza, infatti, il politico, “se alla nostra denuncia, cioè, non seguissero le dimissioni di Romandini, in quel caso sì che potremmo dire a Chiodi di “brevettare” il modello Teramo”.
La replica di Romandini. “Trent’anni di vita professionale, svolta in Abruzzo come in Lombardia, in Campania, nel Lazio”, scrive in una nota Elicio Romandini, “ mi consentirebbero di leggere con un certo distacco le parole offensive del signor Di Croce ma, considerato il ruolo pubblico che rivesto da un anno, ritengo doveroso puntualizzare due cose. La prima attiene alla mia professione; sono un ingegnere socio di uno studio con sede in Sant’Egidio che si occupa prevalentemente di un settore molto specialistico: la progettazione di reti gas. La mia esperienza professionale mi ha portato a lavorare molto più in altre regioni che in Abruzzo ma, considerata la specificità delle mie competenze, capita naturalmente che anche enti locali abruzzesi chiedano la mia consulenza. Ciò non ha nulla a che vedere con il mio ruolo di amministratore pubblico e, avendo della politica una visione alta ed etica, mai e in nessun caso ho operato in maniera da realizzare non dico un’illegittimità ma una situazione in “conflitto di interessi”. La seconda puntualizzazione è che, proprio perché siamo uomini pubblici, è doveroso mantenere cristallina la nostra reputazione e, quindi, ho già dato mandato al mio legale per verificare se esistono i presupposti per difendere la mia onorabilità nelle sedi competenti”.