Teramo, sanità: “Pd e Ncd vogliono dare tutto in mano ai privati”

Teramo. “Il Consiglio comunale di ieri sera, relativo alla Sanità in Provincia di Teramo è stato solo una grande farsa”. E’ il parere di Fabio Berardini, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle dopo il Consiglio straordinario tenutosi ieri sera in Municipio.

“Il Sindaco, con una città come Teramo completamente all’abbandono, con le commissioni consiliari completamente bloccate e con cittadini esausti che non riescono ad arrivare a fine mese, ha pensato bene di tenere questo Consiglio comunale solo per spostare l’attenzione altrove e pararsi le spalle da eventuali tagli ai dipartimenti sanitari del Mazzini ad opera del Governo regionale – prosegue Berardini – Brucchi, nella sua arringa iniziale, ha iniziato ad inveire contro la riduzione delle Prefetture, che comporterà lo spostamento della Questura e del comando provinciale dei vigili del fuoco ed alla fine si è arrivati a parlare del Decreto Ministeriale Lorenzin il quale attribuisce ospedali di 2° livello solo a chi abbia popolazioni superiori a 600.000 abitanti. Non ha minimamente parlato, però, del responsabile di tutta questa operazione riguardante le Prefetture ossia del Ministro dell’Interno Angelino Alfano, di NCD, lo stesso partito dell’On. Paolo Tancredi che al posto di tutelare il territorio teramano sta avallando la sua distruzione”.

E prosegue: “Ricordiamoci, inoltre, che Brucchi è stato eletto come Sindaco a Teramo proprio grazie ad NCD e quindi al posto di scagliarsi contro soggetti indefiniti per il depauperamento del nostro territorio perché non fa nomi e cognomi? Perché non inveisce direttamente contro NCD? Evidentemente non può, essendo costantemente sotto ricatto politico all’interno della propria maggioranza”.

E sulla riforma sanitaria: “Per quanto riguarda invece il Decreto Lorenzin per la riorganizzazione degli ospedali in Italia, riteniamo che il PD insieme all’NCD stia attuando un piano di smantellamento della sanità pubblica per dare tutto in pasto ai privati. Tutto viene fatto in nome della famigerata “spending review” quando poi, invece, vengono condonati 98 miliardi di euro ai gestori del gioco d’azzardo oppure si buttano 42 miliardi di euro in derivati finanziari contratti dal MEF”.

In prima battuta duole rimarcare l’assenza del Presidente della Regione Abruzzo, impegnato, a dire dei più, in una riunione di partito, evidentemente considerata dal Governatore più importante della discussione sul futuro della sanità abruzzese e teramana.
Il Presidente ha perso di certo un’occasione, dimostrando indifferenza nei confronti di una comunità dalla storia millenaria nonché di una realtà sanitaria, quale quella della ASL di Teramo, fatta di donne e uomini che giornalmente operano per la salute di tutti.
Nel merito delle questioni poste, invece, nonostante l’affabilità, le risposte sono risultate fumose e niente affatto soddisfacenti.
Difatti, evidenziate le eccellenze sanitarie del territorio si chiedeva all’Assessore Paolucci, se la giunta e la maggioranza regionale di centrosinistra avessero una “visione” per questo territorio e se avessero immaginato una città ed una provincia specializzata nell’offerta di salute, in perfetta coerenza, peraltro, con la storia di Teramo, che da sempre, da quando era un “Municipium”, è stata un punto di riferimento tecnico-amministrativo per i propri cittadini e l’intero territorio provinciale.
Alcuna risposta è arrivata dall’Assessore Paolucci, che, però, ha lasciato trasparire l’aleggiante volontà, vista l’assenza del Governatore, di fare una ASL unica con sede a Pescara.
Tale eventualità non solo non porterebbe ad alcun risparmio, ma anzi comporterebbe l’allontanamento del luogo di ascolto e di decisione dal nostro territorio.
Una sorta di accentramento democratico (?) la cui utilità è incomprensibile, vista anche la negativa esperienza della ASL unica, già sperimentata nelle vicine Marche.
Unificare in una macro struttura le differenti anime della Regione Abruzzo, con bisogni, caratteristiche e territori totalmente differenti, non è peraltro richiesto da nessuna norma, nemmeno dal famigerato decreto Renzi-Lorenzin.
E’ icto oculi il fatto che i problemi dell’area metropolitana Pescara-Chieti non possono essere accomunabili a quelli delle aree interne, che, ricordiamo, anche se meno abitate, rappresentano più della metà del territorio regionale.
Come gruppo politico abbiamo chiesto, e torniamo a domandare al Governo regionale di centrosinistra di spiegarci, qualora ve ne sia una minima idea, quale ruolo, nel loro ipotetico disegno, devono avere Teramo e provincia nel quadro regionale.
A nostro avviso, e lo ribadiamo, questo territorio si può e si deve qualificare come il luogo della sanità pubblica di eccellenza e della qualità della vita, ma a questo scopo occorre una Regione Abruzzo consapevole e vicina, che compia atti concreti e meno concentrata sulla esigenze esclusive della città di Pescara.

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