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Pio Rapagnà si appella a Capo dello Stato per celebrazione del 25 aprile a Roseto

Roseto degli Abruzzi. ‘Ricordo al Sindaco di Roseto Enio Pavone che come Pubblico Ufficiale, titolare della Fascia Tricolore quale simbolo concesso dal Presidente della Repubblica e in rappresentanza della Repubblica Italiana, ha il dovere “amministrativo e istituzionale” di celebrare e festeggiare la giornata del 25 Aprile che, in questo anno 2015, è il 70° anniversario e “Festa della liberazione”‘, lo afferma in una nota l’ex parlamentare Pio Rapagnà.

‘Il Sindaco di Roseto ha giurato sulla Costituzione “di essere fedele” alla Repubblica Italiana ed alle sue Leggi e dovrebbe sapere a memoria che il nostro Paese si è “liberato” dal regime fascista, dalla occupazione militare da parte dell’esercito tedesco e dalla Repubblica Sociale Italiana, anche attraverso la resistenza di “tutti” i partigiani italiani (anche abruzzesi).

Se il Sindaco e l’Amministrazione Comunale di centrodestra, per motivi ideologici e di fede politica, non dovessero “celebrare” il 25 Aprile, si capirebbe ancora di più il perché, invece, sono intenti e si apprestano a “celebrare” in pompa magna, insieme ai Sindaci regolarmente e democraticamente eletti, anche i Podestà, i quali erano rappresentanti amministrativi “nominati” dall’allora regime fascista e non eletti da nessuno, poiché le elezioni democratiche erano state abolite ed il Consiglio Comunale di Roseto era stato sciolto e abrogato’, continua Rapagnà.

‘La cosa sarebbe di una gravità inaudita e imperdonabile, anche sul piano della educazione civica delle scolaresche che si recano in visita all’ Istituzione Comunale, poiché, per quanto riguarda i “Podestà” ed i personaggi che al Comune di Roseto hanno rappresentato il regime fascista, essendo stati nominati e non eletti dal popolo, essi non possono essere equiparati ai Sindaci regolarmente e democraticamente eletti dai Cittadini.

Pertanto, essi Podestà possono essere “storicamente” considerati come effettivamente esistiti e correttamente riportati negli elenchi anagrafici e per quanto abbiano fatto e realizzato come “amministratori locali”.

Ma un conto è scriverli o citarli nei libri degli storici e negli archivi del Comune, e un altro conto è “celebrarli e venerarli e santificarli” come Podestà, come fascisti e come sostenitori delle Leggi razziali e amministratori dei Campi di concentramento istituiti dal “loro” regime anche a Roseto, con dentro altri e tanti Cittadini rosetani, che tutti se li ricordano e fanno parte anch’essi della storia della resistenza e della liberazione di Roseto’, insiste l’ideatore di tante battaglie politiche abruzzesi.

‘Il Sindaco, quale massima rappresentanza locale della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza, dovrebbe, in occasione del 25 Aprile, tra l’altro “ricordare” a tutti i Cittadini di Roseto che anche in Provincia di Teramo ci sono stati i campi di concentramento tra i quali, oltre a quelli di Isola del Gran Sasso, Civitella del Tronto, Tortoreto, Nereto, Alba Adriatica, Corropoli, Atri e Tossicia, anche quelli di Notaresco e di Roseto, sotto il diretto controllo degli stessi “Podestà”.

Come ex-Parlamentare, chiedo al Presidente della Repubblica di intervenire e, per il tramite del Prefetto di Teramo, di “invitare formalmente” il Sindaco di Roseto degli Abruzzi a celebrare solennemente il 25 Aprile e la “Festa della Liberazione”, evitando ai Cittadini di Roseto una ulteriore e offensiva e cocente umiliazione’, conclude Rapagnà.