L’Aquila, emergenza sociale: Cialente scrive al Ministro Barca

fabrizio_barcaL’Aquila. In vista del ritorno a L’Aquila del Ministro Fabrizio Barca, prevista per sabato, il sindaco Massimo Cialente ha voluto scrivere una lettera per sottoporre alla sua attenzione la grave emergenza sociale che il capoluogo abruzzese sta vivendo ancora oggi, in piena fase post terremoto.

 

Onorevole Ministro Barca,

gli echi della sua visita a L’Aquila sono ancora oggi molto positivi e attendiamo con fiducia la sua presenza già annunciata per il 17 marzo in occasione del Forum Ocse “Abruzzo verso il 2030: sulle ali dell’Aquila”.

Come ha detto Lei, con somma lucidità, si rischia di ricostruire una copia sbiadita della nostra città, una copia “in bianco e nero”, e questo purtroppo sfugge a troppe persone.

I riflettori sulla nostra tragedia si sono spenti da tempo e, a parte il poco e a volte superficiale interesse mostrato sulla stampa nazionale, nessuno sa quale sarà il futuro per la nostra città.

Lei ci ha già mostrato di comprendere il rischio che L’Aquila sta vivendo a causa del blocco materiale della ricostruzione, ma con questa nota Le vogliamo sottolineare anche il problema della ricostruzione sociale e culturale.

La ricostruzione sociale è una delle emergenze più importanti. Lo testimonia il grado di malessere e di sofferenza delle tante persone che si rivolgono a noi ogni giorno, per testimoniare la carenza di alloggi, la disgregazione familiare, la precarietà della vita, l’assenza di lavoro, il numero dei disoccupati e dei cassintegrati. In particolare i giovani, che con la loro voglia di protagonismo, reclamano spazi, soprattutto in Centro Storico, dove potersi riunire e riconoscersi. Alcune cose importanti sono state anche fatte, grazie soprattutto alle donazioni e agli interventi diretti del Comune, ma è tutto assolutamente insufficiente.

La città non ha più il Centro Storico, dove convergevano le necessità identitarie, culturali e sociali. In più la città ha 25 nuove aree, quelle del progetto Case e dei Map prive di Servizi Sociali. Quando si arriva in questi nuovi quartieri si nota un degrado ed una solitudine molto forte. Se questi disagi sono vissuti solo per pochi mesi non si producono gravi danni, ma se sono vissuti per anni, aggiungendogli sia il trauma del terremoto che lo stress post-sisma, si arriva ad avere una disaffezione ed uno scoramento notevole. Lo spaesamento è forte e trasversale alle generazioni. Basti pensare che si sono registrati aumenti dell’uso degli psicofarmaci, aumenti delle malattie depressive, della tossicodipendenza e di tante altri fattori misuratori di disagio.

Inoltre è preoccupante l’aumento delle separazioni coniugali, una disgregazione familiare sintomo di una patologia sociale più complessiva che si scarica in particolare sulle giovani generazioni.

Di fronte a quest’emergenza sociale, che necessita di un forte stato di attenzione da parte di tutte le istituzioni, non possiamo più tacere.

L’Amministrazione comunale ha programmato e previsto interventi attraverso un vero e proprio Piano, per una nuova infrastrutturazione sociale e attraverso il Piano di zona delle attività sociali, proponendo ai vari Ministeri, al Commissario Chiodi e alla Regione schede e progetti, peraltro frutto di un lavoro di ascolto di oltre 80 associazioni del volontariato. Diversi ministeri in maniera settoriale, senza una visione d’insieme e senza nessuna chiara procedura, avevano destinato dei fondi per interventi sociali a L’Aquila che non sono stati ancora usati e che paradossalmente vengono chiamati con il nome degli ex ministri o sottosegretari. Insomma se avessimo potuto utilizzare i cosiddetti fondi “Meloni”, i fondi “Giovanardi” e i fondi “Carfagna”, forse lo stato attuale delle cose qui a L’Aquila non sarebbe questo.

Parliamo dei fondi stanziati nel 2009 nel decreto 77 dall’ex Ministro Meloni, ovvero i 2 milioni e mezzo destinati alla realizzazione di spazi aggregativi e ricreativi per i giovani.

Parliamo degli 8,9 milioni di euro del fondo “Giovanardi” per il sociale e dei 3 milioni dei fondi “Carfagna” per la Centro Antiviolenza.

Purtroppo nonostante le sollecitazioni ad incontri , le proposte inviate, i fondi sono ancora tutti fermi, né il commissario Chiodi ha voluto coordinare e aprire pur sollecitato un confronto.

C’è la necessità di una svolta su tanti aspetti e anche sulle politiche sociali, su cui peraltro oltre a non poter realizzare strutture con fondi stanziati, abbiamo subito anche pesantissimi tagli dalla Regione Abruzzo che immemore del terremoto ha tagliato i trasferimenti per il Piano Sociale così come in tutto il resto dell’Abruzzo fino al 75% costringendo i comuni del cratere ed anche il Comune dell’Aquila ad una grave contrazione dei livelli essenziali dei servizi.

È indispensabile dare vita ad un confronto per la Ricostruzione sociale con i nuovi referenti tecnici dei Ministeri per disegnare un nuovo quadro delle politiche sociali.

Noi non vogliamo che questa Città dopo aver perso le case per il terremoto perda anche la sua identità, la sua ricchezza, il suo prestigio diventando sempre più povera, con problemi sociali gravi come già sta accadendo.

 

Gestione cookie