L’Aquila, ricostruzione “veloce”: nuove scintille tra Chiodi e Cialente

ricostruzione_aquilaL’Aquila. Ricostruire una parte del centro in dodici mesi. E’ questa la sfida lanciata dal consiglio comunale de L’Aquila che ieri ha approvato, con 27 voti favorevoli, 3 contrari e 2 astenuti, la mozione presentata dal presidente del consiglio Carlo Benedetti e dal presidente della commissione consiliare Garanzia e Controllo Enzo Lombardi. L’obiettivo è individuare un’area per la ricostruzione del centro, “bocciando” in un certo senso il piano del commissario Gianni Chiodi e del coordinatore della Sge Gaetano Fontana.

“Dove è possibile” ha detto il sindaco Massimo Cialente “i cantieri devono partire subito. Vorrei che Chiodi e Fontana vengano in un prossimo Consiglio per un confronto, entro un mese. Avevo chiesto al commissario più personale per rafforzare la squadra tecnica del Comune, ma temono si possano creare dei doppioni con la struttura commissariale”.

La replica del Commissario/Presidente Gianni Chiodi è arrivata questa mattina. Riferendosi alla mozione approvata dal Consiglio Comunale aquilano, Chiodi ha parlato, in conferenza stampa, di “un modello, non meglio specificato, che dovrebbe entro 12 mesi completare la ricostruzione: una sorta di bacchetta magica”.

“Apprezzo che il Consiglio abbia valutato positivamente le indicazioni a suo tempo fornite per l’individuazione di quella specifica porzione di città” ha aggiunto poi il Commissario per la Ricostruzione. “Sorprende quindi come venga considerata una intuizione ed una novità, l’individuazione di un’area. Ma sorprende, ancor di più, che questa intuizione e questo metodo consentirebbero di recuperare un anno di blocco, quando è invece noto che il 5 agosto 2010 venne trasmessa al Sindaco de L’Aquila, l’Agenda a breve termine, dove alla pagina 6 viene indicata proprio l’area compresa nell’asse longitudinale Nord-Sud corso Vittorio Emanuele II – corso Federico II, via Francesco Crispi, come azione di intervento a breve termine”.

Insomma, la stessa porzione di città contenuta nella Mozione del Consiglio Comunale. “Questo” dice ancora Chiodi” dimostra che il Sindaco non ha informato i consiglieri comunali dell’Agenda a breve termine. Dal 5 agosto siamo rimasti in attesa delle sue determinazioni. Nel frattempo, però, abbiamo finanziato nella stessa zona gran parte dei lavori sui beni di proprietà pubblica ed i sottoservizi. Per quanto attiene, invece i beni privati presenti in quella porzione di città l’ attivazione del processo di ricostruzione, ancora una volta affermo che non c’è bisogno di alcun intervento normativo straordinario. Ogni privato può presentare il suo progetto in forma singola o associata. Il Sindaco, dopo averne valutato la compatibilità con l’interesse pubblico, lo approva. Credo sia opportuno, a questo punto, fornire ad ogni singolo consigliere comunale la documentazione cui ho fatto riferimento e che avrebbe dovuto essere oggetto di discussione già da tempo. Per il futuro sarà mia cura fornire ad ogni capogruppo la documentazione così come fornita al Sindaco”. Gianni Chiodi ha poi chiarito che “non esiste necessità alcuna di deroghe”, confermando inoltre che “la velocità nella presentazione dei progetti permetterà di acquisire oltre ai 2, 7 miliardi già spendibili (di cui 580 milioni già impegnati per i contributi agli immobili A, B, C ed E) ulteriori 1,5 miliardi come disposto per il 2011 dal Cipe, e quindi ben più di 1 miliardo previsto nella Mozione. Penso di aver chiarito che non c’è bisogno di alcun intervento normativo straordinario per raggiungere gli obiettivi della Mozione del Consiglio comunale, ad eccezione del termine di 12 mesi per progettare, eseguire e completare gli interventi. Tutto ciò a meno che non si voglia passare dal modello risarcitorio a quello appaltistico. In altre parole, un modello che preveda un “mega appalto” relativo alla progettazione ed esecuzione unitaria dell’intera porzione di città, compresi i sottoservizi, i beni pubblici e quelli privati. In tal caso si spiegherebbe anche l’evocazione di deroghe. Ma tale modello credo sia stato respinto dagli aquilani, così come credo sia stato respinto un modello di ricostruzione infarcito di deroghe da esercitarsi con poteri straordinari. Ma anche in questa ipotesi il termine di 12 mesi appare irrealistico ed illusorio. Chiarito questo, mi sembra opportuno tornare a sollecitare il cronoprogramma degli interventi sui beni pubblici del centro storico già finanziati dal Governo, che renda chiaro a tutti i cittadini i tempi entro i quali i soggetti attuatori si impegnano a completare la progettazione, ad esperire la gara e completare l’intervento di ricostruzione. I piani di ricostruzione non sono solo un adempimento di una legge, affidati ai sindaci, ma sono strumenti attuativi dai quali desumere la qualità urbanistica e architettonica, sociale ed economica della ricostruzione che verrà. Quando mi si dice che di questi strumenti attuativi, peraltro semplici e trasparenti, non c’è bisogno perché L’Aquila sarà dov’era e com’era, qualcuno dovrebbe dirmi quali palazzi resteranno in piedi e quali saranno da ricostruire o da demolire. Delle centinaia di palazzi puntellati “dentro e fuori” chi è che deve decidere quale sarà il loro destino se non il Comune dell’Aquila? Chi dovrà dire se l’altezza dei piani resterà uguale, se le volte resteranno a 6 metri, se l’intervento per il risparmio energetico e la sicurezza sismica dovrà essere in un certo modo, come sarà l’arredo urbano, quali gli usi e le destinazioni urbanistiche, dove saranno i centri di aggregazione, ecc? Ammesso anche che tutto sia esattamente uguale a come era (ma anche questo va deciso dal Comune e ancora attendiamo questa decisione), quale sarà l’organizzazione logistica? I tempi? Gli spazi pubblici? Nessuno vuole togliere al Comune queste prerogative, ma a questi quesiti prima o poi dovrà rispondere. Io credo che oggi, per la città e per il futuro della città stessa, il Comune debba dire qualcosa e dare risposte ai quesiti che tutti si pongono”.

Il commento di Angelo Ludovici, segretario provinciale del Pdci – Federazione della Sinistra de L’Aquila. “La mozione proposta dal nostro rappresentante in consiglio comunale nonché presidente Carlo Benedetti e dal segretario cittadino del PdL Enzo Lombardi ha creato non pochi imbarazzi nell’ambito della destra che fino all’altro ieri pensava di presentare una richiesta di sfiducia nei confronti della maggioranza. La mozione, pur con alcuni limiti che il consiglio comunale ha giustamente emendato, rimette la palla al centro e chiede al governo di rettificare quella parte che è stata inserita nell’ultimo decreto e che pone come prioritario per la ricostruzione dei centri storici il “Piano di ricostruzione. Un piano di ricostruzione che viene inserito come pregiudiziale per ogni inizio lavori a distanza di quasi due anni dal sisma sicuramente crea qualche problema per i tempi prevedibilmente lunghi per la sua realizzazione. In alternativa, la mozione prevede che si possa iniziare il lavoro di ricostruzione fin da subito ed ha individuato alcune zone del centro storico. Sicuramente l’inserimento del “Piano di ricostruzione” nell’ultimo decreto non è stato sufficientemente pubblicizzato e dibattuto non solo nelle sedi istituzionali ma anche tra la gente. Nelle ultime settimane la nostra città è stata sotto attacco non solo con la dichiarazione farsa della Lega con il suo rappresentante Borghezio che ci ha descritti come peso morto del nostro paese ma anche del quotidiano Il Giornale che, in modo strumentale, pur attaccando l’amministrazione comunale che non utilizza i fondi che ci sono, proprio il 17 gennaio nel sottotitolo scrive il Sindaco Cialente pensa al piano regolatore ma bisogna intervenire palazzo per palazzo. E’ proprio ciò che prevede la mozione approvata dal Consiglio comunale. Insomma, bisogna capire se nell’ambito della destra c’è confusione o malafede. Io mi auguro che ci sia confusione anche se non bisogna escludere la seconda ipotesi, considerando i grandi interessi economici che girano nell’ambito della ricostruzione. In ogni caso è in crisi il governo della ricostruzione che ruota attorno al potere decisionale del Commissario e del Vice. E’ necessario che la Regione assuma in pieno il suo ruolo legislativo, così come i Comuni del cratere”.

 

 

 

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