L’Amministrazione aderisce alla mobilitazione nazionale che chiede giustizia sull’omicidio del dottorando: striscione sulla sede comunale
Chieti. C’è anche Chieti fra i Comuni italiani che hanno aderito alla mobilitazione nazionale a supporto della richiesta di giustizia sul caso Giulio Regeni promossa da Amnesty International. Stamane in Comune è stata ufficializzata in conferenza l’intenzione dell’Amministrazione di apporre lo striscione della mobilitazione promossa da Amnesty International all’ingresso della sede comunale, erano presenti il sindaco Diego Ferrara, Cecilia Fusilli, responsabile del Gruppo 166 Pescara-Chieti e il consigliere comunale Pd Paride Paci.
“Per la città è un onore aderire alla mobilitazione di Amnesty International per Giulio Regeni – dice il sindaco Diego Ferrara – ci uniamo ai Comuni grandi e piccoli d’Italia che lo hanno già fatto, alla luce degli ultimi fatti circa l’accertamento delle cause della sua morte. Abbiamo purtroppo conosciuto Giulio per essere il giovane dottorando catturato, torturato e ucciso dai suoi probabili aguzzini. Abbiamo voluto aderire alla campagna per unire la nostra voce a quella di chiede che questo omicidio non resti insoluto e senza colpevoli, così ribadiamo la nostra vicinanza ai famigliari, di cui ricordo con qualche brivido, essendo genitore, quando la madre disse che riconobbe il figlio solo dalla punta del naso e che sul suo volto massacrato vide tutta la violenza e la bestialità del mondo. Una cosa che non dovrebbe accadere a nessun genitore, a nessun figlio, a nessuna persona. Siamo qui a reiterare la necessità di appurare la realtà”.
“Ciò che facciamo è mettere in evidenza le ingiustizie, cambiando la vita delle persone – così Cecilia Fusilli responsabile del Gruppo 166 Pescara-Chieti – con le nostre campagne mobilitiamo milioni di persone e otteniamo il cambiamento dei singoli e delle comunità. I nostri temi sono documentati e i nostri ricercatori sul campo documentano le nostre campagne. Ogni volta che c’è una violazione, sensibilizziamo l’opinione pubblica ed è importate che coloro che hanno posizioni di potere rispettino i loro obblighi sui diritti umani ed entrino in campo quando non lo fanno. Attraverso questo gesto, apponendo lo striscione, il Comune prende posizione, si mette dalla parte dei diritti umani. Sul corpo di Giulio sono stati ritrovati evidenti segni di tortura, tuttavia il Governo egiziano continua a dichiarare che non c’entra nulla con l’omicidio e dopo anni di depistaggi e mancata collaborazione, a dicembre la procura di Roma ha chiuso le indagini preliminari, puntando il dito su quattro funzionari dei servizi segreti che ad oggi restano irreperibili, perché il governo egiziano non ne fornisce gli indirizzi. La situazione è drammatica perché i diritti umani continuano ad essere violati: il vigente stato d’emergenza normalizzato e stato di emergenza permanente lo consentono. Perché lo stato d’emergenza consente di applicare leggi che possono rendere criminali situazioni pacifiche, come le manifestazioni, pur essendo legittime a livello internazionale. Così quella sui sindacati, sui mezzi di informazione che sono sottoposti a una forte censura, ma nonostante la situazione sia questa, il governo italiano non si è esposto sulla questione, né sulle carcerazioni preventive che durano fino a 2 anni e di cui sono vittime i portatori di coscienza e i giornalisti. Ringrazio Chieti che prende una posizione, nonostante il governo non lo abbia fatto e ringrazio il Comune che si è così messo dalla parte della vita e dei diritti”.
“Questa è una scelta politica, quella di un’istituzione che non chiude gli occhi davanti alla violazione dei diritti umani e della libertà – aggiunge il consigliere Paride Paci – Nessuno può farlo, compito di ognuno è rispettare chi è vicino e chi è distante per etnia, cultura e credo religioso. Il Comune deve battere i pugni e difendere le liberà individuali di ogni individuo: ci auguriamo che prenda posizione anche il governo italiano, per tutti i cittadini che credono nella libertà e hanno rispetto della vita e della fine di Giulio Regeni che di quei diritti e di quella libertà è diventato testimone perdendo la vita”.