Tanti giovani in piazza scendono in strada per il presidio indetto
Chieti. Oggi, sabato 6 novembre, si è tenuto presso il Corso Marruccino il corteo indetto dall’associazione Arcigay Chieti contro il blocco del DDL ZAN. Tanti sono stati i giovani che sono scesi in strada, nonostante la pioggia, per protestare contro il blocco del disegno di legge contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’abilismo.
Il corteo è iniziato da Corso Marruccino 159 per poi fermarsi in Largo Martiri della Libertà dove l’associazione Arcigay Chieti ha aperto uno spazio di discussione ed elaborazione politica con la lettura del proprio comunicato: “Vogliamo urlarlo a gran voce! Siamo arrabbiati e arrabbiate! Lo scorso 27 ottobre abbiamo dovuto assistere all’ennesima vergognosa pagina del nostro parlamento ai danni della comunità LGBTI+ italiana. La decisione di affossare il DDL ZAN tramite il voto segreto non può che farci urlare, vergogna!“. E l’associazione continua: “Per l’ennesima volta chi dovrebbe governare e gestire il bene comune ha dimostrato che non ha alcuna intenzione di volerci tutelare, di tutelare le nostre identità e i nostri corpi anzi dimostra un totale allontanamento dai nostri bisogni e un totale scollamento da quella che è la realtà italiana . I senatori e le senatrici hanno dimostrato di non avere la consapevolezza della condizione alla quale i cittadini e delle cittadine LGBTI+ sono costretti a vivere nel paese, per di più con le loro parole hanno negato l’esistenza stessa di parte della società italiana, attaccando l’identità di genere e negando tutte le narrazioni transgender. Siamo stati usati e usate come merce per giochi di palazzo e questo è avvenuto così come a destra anche a sinistra, ancora oggi nel 2021 da ambo i lati hanno parlato di scelta e di stili di vita.”.
L’associazione condanna fortemente il voler costruire una legge lasciando al di fuori l’identità di genere e quindi le persone transgender e continua commentando l’ingerenza vaticana:” Abbiamo inoltre assistito a come una classe politica piuttosto che il bene, e la garanzia di diritti dei cittadini e delle cittadine del proprio paese , si lasci guidare da ingerenze di uno stato estero che contribuisce a inquinare il confronto politico: Il Vaticano. Perfino il vescovo di Chieti, Bruno Forte si è espresso sulla bocciatura della legge riportando non solo l’avvenuta mancanza di una mediazione ma anche che “la teoria che punta sulla scelta soggettiva del genere non è accettabile e neppure comprensibile”, vogliamo dire al vescovo di Chieti che le persone trans esistono, è che non sono teorie quelle che parlano di identità di genere ma è la natura umana e la scienza. Si è rispettosi anche nel rispetto degli spazi: il Vaticano pensi alle proprie leggi di stato e non a quelle di uno stato laico come l’Italia. Fuori la chiesa dalle nostre mutande!”.
L’associazione elenca gli episodi di omofobia e transfobia che dal 27 ottobre hanno continuato a tingere le pagine di cronaca italiana e conclude “Il DDL Zan rappresentava il minimo per potersi mettere in pari con la civiltà, mettersi in pari alla realtà europea in cui viviamo, una legge che non era all’avanguardia se pensiamo che in Norvegia una legge contro le discriminazioni omolesbobitransfobiche è stata approvata ben 40 anni