Rocca San Giovanni. “Un baratto: un privato si accollerebbe l’onere della chiusura definitiva di una discarica e la sua conseguente conduzione se autorizzato a realizzare e successivamente gestire un’altra discarica dedicata in maniera esclusiva a materiali contenenti amianto”.
E’ netta la tesi che emerge dal comunicato stampa diramato dal Consigliere regionale Leandro Bracco e che riguarda una delicata questione che attiene a uno dei borghi più belli d’Italia ossia il Comune chietino di Rocca San Giovanni, realtà che sorge su un colle roccioso che si affaccia sull’incantevole Costa dei Trabocchi.
“Il 29 dicembre scorso – spiega l’esponente di Liberi e Uguali – è stato pubblicato dalla Regione Abruzzo il ‘Progetto di chiusura e recupero ambientale con utilizzo dei volumi residui per lo smaltimento di materiali da costruzione contenenti amianto legato’ la cui realizzazione è prevista nel Comune di Rocca San Giovanni”. “Sul sito di una vecchia cava poi trasformata in discarica di rifiuti speciali non pericolosi che si trova in contrada Fontanelli – specifica Bracco – potrebbe dunque sorgere un apparato per lo smaltimento di materiali contenenti amianto cementizio. Questa è la soluzione prospettata dalla società RSG S.r.l. per il recupero ambientale dell’area. Quindi, invece che sistemare in maniera definitiva, come d’altronde prevede la legge, la discarica già esistente, potrebbe essere autorizzato un impianto di smaltimento di materiali contenenti amianto. Un impianto la cui capacità sarebbe addirittura pari a ben 210mila metri cubi”.
“Lascia sgomenti – evidenzia Bracco – la circostanza secondo la quale si osa parlare di ‘progetto di risanamento dell’area’. Ma quale sarebbe il risanamento in questione? La conseguenza è presto detta: la collettività, invece che vedere finalmente attuato l’intervento definitivo di chiusura della discarica, assisterebbe al sorgere, accanto al vecchio invaso, di un impianto di smaltimento di materiali la cui notevolissima e famigerata dannosità è purtroppo nota”. “L’amianto – sottolinea il Consigliere – è infatti un materiale fibroso estremamente pericoloso. Lo stesso Ministero della Salute ha affermato che la presenza delle fibre di amianto nell’ambiente, anche in quantità ridotta, comporta inevitabilmente dei danni a carico della salute. E’ inoltre un agente cancerogeno e i rischi maggiori sono legati alla presenza delle fibre nell’aria”.
“Se autorizzata – rileva Bracco – l’iniziativa al vaglio del Comitato VIA regionale consentirebbe la deroga agli obblighi ambientali. La società Meridionale Inerti, proprietaria del vecchio impianto, da tempo avrebbe dovuto attuare le operazioni di chiusura definitiva dello stesso. Per legge, infatti, i titolari di impianti devono provvedere al recupero delle aree. Di questa vicenda la Regione Abruzzo si sarebbe dovuta occupare già da diverso tempo”. “In aggiunta – rimarca l’esponente di Liberi e Uguali – è doveroso ricordare che il sito interessato dall’iniziativa presenta delle evidenti incompatibilità. L’area è, infatti, prossima al Sito di interesse comunitario e Riserva naturale ‘Fosso delle Farfalle’. Inoltre, non è molto distante dalla splendida Costa dei Trabocchi e dalla nascente pista ciclabile, da tutti considerata un probabile volano per lo sviluppo turistico regionale”.
“Il progetto della discarica di amianto deve essere rigettato. L’esecutivo a guida PD – conclude Leandro Bracco – provveda a garantire le operazioni di chiusura della vecchia discarica e non cerchi soluzioni in grado soltanto di pregiudicare gli interessi di comunità che hanno già pagato prezzi altissimi in termini di salubrità del contesto ambientale”.