Chieti, “una città avvolta nel grigio”

corso_marrucinoChieti. “A Chieti tutto tace, il mondo è tranquillo: tutto sereno. Nemmeno il tempo di assaporare qualche novità che subito si ricade nel grigiore di una città che ricomincia la solita cantilena del lamento e dell’accusa. Nemmeno i grandi eventi del passato e la luce dei riflettori nazionali ed internazionali sono riusciti ad innescare la miccia del tanto auspicato decollo, del tanto recriminato ritorno ai fasti della mitica Teate”.

Comincia così la lettera inviata da Nando Marinucci, lista civica teatina, che aggiunge: “Sembra di assistere impotenti all’epilogo più triste di una città, che precipita lentamente nell’anonimato. Un mondo che oramai si limita all’ordinario, alla routine. Eppure le occasioni fioccano da tutte le parti: nell’arte, nella cultura, nella scuola, nel turismo, nello spettacolo, nel sociale, nei grandi interventi, perfino nel commercio e nell’artigianato si aprono varchi incredibili per azioni di rilancio se non di vera esplosione. Si riprende la consuetudine del lamento e delle denunce finalizzate a se stesse per chissà quali torti subiti, per chissà quali dispetti ricevuti. Una sorta d’inutile tecnica auto celebrativa, con il solo scopo di giustificare ogni mancato tentativo, ogni mancato traguardo, ogni mancata occasione. Giustificazioni, accuse e scusanti per non essere in grado di proporre iniziative possibili, per non riuscire a capire e ad usare gli strumenti utili a disposizione, per non voler sacrificare l’insignificante orgoglio ad una più sana condivisione; un sistema di cose sconclusionate per demolire ogni idea possibile sul futuro ed il ruolo della Chieti dei teatini, della Teate dei Marrucini, della città guida di un territorio molto più ampio. Eppure i tempi sono quelli giusti per poter decollare. L’Abruzzo soffre, piange e prega; nel marasma delle incertezze e del disagio, dalla nostra terra qualche speranza fortunatamente affiora ancora per poter cogliere l’occasione giusta e per poter concretizzare le vere opportunità di questa terra, di questa regione. Qualche certezza emerge ancora per poter cancellare l’immagine di un popolo inerte, logoro ed umiliato, e rilanciare quella di un popolo vivo, laborioso e soprattutto orgoglioso delle proprie virtù”.

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