Ortona. “Ho avanzato, tramite lettera ufficiale, richiesta formale al Dirigente del Servizio Opere Marittime e Acque Marine della Regione, dott. Franco Gerardini, al Ministero dell’ Ambiente e all’Autorità Portuale di Ancona per far luce e chiarezza sui lavori per l’approfondimento dei fondali del Porto di Ortona, ovvero su quella che sembra una misteriosa odissea fatta di norme e procedure non rispettate”. Questo è l’annuncio di Mauro Febbo, Presidente della Commissione di Vigilanza del Consiglio Regionale.
“Alle mie iniziali perplessità circa il rilascio dell’autorizzazione dei lavori di dragaggio, mi è stato risposto dal Dirigente competente, tramite mail del 2 febbraio u.s. (in allegato) che la VINCA, Valutazione di Incidenza Ambientale, era stata rilasciata dalla Regione tramite il giudizio n° 2843 del 9 novembre 2017. Peccato, però, che, come dimostrano i documenti in allegato, nello stesso giudizio sia affermato l’esatto contrario. Ovvero la stessa Commissione, nel giudizio richiamato, sostiene che non è stato redatto lo SINCA, Studio di Incidenza Ambientale e di non essere competente per la VINCA, Valutazione di Incidenza Ambientale, al contrario di quanto sostenuto nella citata e-mail. Pertanto risulta del tutto elusa l’applicazione della Direttiva Europea sugli “Habitat” e la relativa norma, ovvero l’ art. 5 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 357 dell’ 8 settembre 1997. A dir poco sconcertante e sconfortante”.
“Allo stato, non esiste uno Studio di incidenza dell’intervento necessario per valutare i principali effetti che lo sversamento a mare dei fanghi di dragaggio del Porto di Ortona ha sugli Habitat presenti nel vicino Sito di Importanza Comunitaria IT 7120215 “Torre del Cerrano”. Inoltre – prosegue Febbo – l’Autorità competente ad esprimersi sulla procedura e a rilasciare la Valutazione d’incidenza Ambientale dell’intervento, che non è la Commissione VIA Regionale per sua stessa ammissione, deve essere ancora individuata. Al pari, risulta ancora necessario stabilire le modalità di consultazione del pubblico interessato (in particolare gli operatori economici nel settore turismo e pesca di Pineto, Silvi, Montesilvano e Città Sant’Angelo) allo sversamento del fanghi di dragaggio del Porto di Ortona (comma 8 dell’art. 5 del DRP richiamato)”.
“Altro problema riguarda il “deposito nel tratto del piazzale retrostante la Nuova Banchina Nord, tra il nuovo Molo Nord e la radice della Diga Foranea” dei sedimenti marini di classe B1 e B2. E’ necessario ricordare che l’area individuata dalla Ditta Nuova COEDMAR di Chioggia è la stessa: interessata dal progetto, in procedimento di autorizzazione L. 35/2012 da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico – Divisione Mercato e logistica prodotti petroliferi e dei carburanti, per la realizzazione di un deposito costiero di GPL da 25.000 mc nel porto di Ortona da parte della società Seastock srl; interessata dalla richiesta formulata al Consiglio Superiore del LL.PP. dalla ditta Walter Tosto SPA per la “realizzazione di una vasca di colmata tra il Molo Nord ed il Molo Giardino del Porto di Ortona” per lo stoccaggio dei fanghi di dragaggio e relativa banchina portuale, che ha ricevuto il riconoscimento di pubblico interesse tramite la Delibera della Giunta Regionale n° 161 del 14 marzo 2016”.
“Infine – prosegue Febbo – bisogna segnalare altre due anomalie: a pagina 2 della relazione istruttoria, allegata al giudizio n° 2843 del 9 novembre 2017, il Comitato VIA rileva che l’area è sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi del D.Lgs 42/2004 e che è necessario il Nulla Osta della Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali. Infatti il comma 3 dell’art. 19 del Codice Ambiente dispone che l’Autorità competente, ovvero il Servizio VIA della Regione Abruzzo, comunichi per via telematica a tutte le Amministrazioni e a tutti gli enti territoriali potenzialmente interessati l’avvenuta pubblicazione della documentazione nel proprio sito web. Agli atti non c’è traccia dell’avvenuta comunicazione alla competente Sovrintendenza Regionale nè del parere espresso dalla stessa; nel progetto esaminato dalla CCR VIA della Regione Abruzzo è prevista la realizzazione di un’area per deposito sedimenti tra il nuovo molo nord e la radice della diga foranea: ciò non appare compatibile con il vigente Piano Regolatore del Porto di Ortona. Inoltre, quello richiamato è un intervento su una infrastruttura portuale e la verifica di compatibilità è di competenza della Commissione VIA del Ministero Ambiente”.
“Alla luce di quanto espresso – conclude Febbo – che nessuno si permetta di strumentalizzare la mia iniziativa come ha già scioccamente fatto in passato, ma che si attivi per dare risposte certe e celeri. Sono il primo a desiderare il dragaggio del Porto di Ortona che ritengo fondamentale per lo sviluppo dell’intera economia regionale, ma pretendo che venga fatto nel più totale rispetto delle leggi, in piena trasparenza, senza danneggiare l’ambiente. Questa mia azione è tesa a evitare ulteriori ritardi innescati da palesi e criticabili “fughe in avanti” derivate dal mancato rispetto delle regole che si traducono in ricorsi e rallentamenti, ostacolando, di fatto, la realizzazione dei lavori”.