Ieri si è tenuta una conferenza stampa, con la partecipazione di Gianni Chiacchia, consigliere provinciale, e dei consiglieri comunali Gianni Iezzi per Scafa, Pino De Dominicis per Bussi sul Tirino, Gianni Filippone e Denis Sposo per Pianella, Francesco Lattanzio per Catignano, Piero Giampietro, Francesco Pagnanelli, Stefania Catalano, Giovanni Di Iacovo e Marco Presutti per la città di Pescara, avente a oggetto
È stata l’occasione di un confronto a 360° con Carlo Spaziani, già ufficiale della Polizia locale di Roma Capitale in pensione ed esperto nazionale di sistemi autovelox.
“Abbiamo riunito paesi e città in cui gli automobilisti sono stati flagellati dagli autovelox sulle strade”, ha spiegato Blasioli, “per dedicare un momento di riflessione politica all’utilizzo distorto degli autovelox, strumenti per la sicurezza degli automobilisti, che sempre più spesso vengono impropriamente finalizzati ad alimentare le entrate nelle casse dei Comuni”.
“Il nostro intento”, ha aggiunto, “è quello di richiamare l’attenzione dei Comuni a interpretare l’uso degli autovelox come uno strumento di prevenzione e dissuasione dalle infrazioni al codice della strada. Parliamo di autovelox (30 Km/h a Pescara – in soli cinque mesi sono state elevate oltre 20mila multe o 50 Km/h a Scafa e Pianella) spesso sistemati su strade che non avevano mai registrato sinistri e contemplavano limiti di velocità ben più alti rispetto a quelli previsti per l’istallazione degli strumenti rilevatori della velocità, ma anche di T-red (via Michelangelo/via Ferrari a Pescara), ancora in funzione e speed scout montati su auto civetta della Provincia. Autovelox deve essere sinonimo di sicurezza stradale, non di “tesoretto per le casse comunali”.
“Tante sono le irregolarità che si rilevano nell’installazione degli autovelox e nell’elevazione delle sanzioni, dall’errata o mancata segnalazione della loro presenza, al loro non corretto posizionamento o distanziamento, dalla loro non omologazione nei modelli alla non periodica taratura”, ha illustrato Spaziani, “Inoltre, i rilevatori elettronici della velocità, il cui posizionamento dovrebbe essere legato ad un alto tasso di incidentalità della strada individuata negli ultimi cinque anni, molto spesso invece sono collocati in punti dove non si sono verificati incidenti di una certa gravità nel periodo temporale prescritto di cinque anni, ragione per cui gli autovelox andrebbero rimossi, proprio perché vengono a mancare i presupposti di legge. Infine, in molte occasioni c’è anche un problema di territorialità dagli enti accertatori, perché sul verbale della contravvenzione sotto il codice a barre ci sono dodici caratteri, che inseriti nel sito delle Poste italiane, verificano la provenienza della multa; effettuando questo test, si può scoprire così che, ad esempio una contravvenzione avvenuta a Scafa, è stata accertata da un ente di un’altra città. Questo perché, in violazione di legge, i verbali sono redatti non dalla polizia municipale del Comune ma da soggetti terzi – spesso società private”.
“All’esito della verifica sul territorio chiederemo un incontro su tutti i punti al sig. Prefetto e al Ministero competente”, ha concluso Blasioli.