L’Aquila. È stato approvato dalla giunta comunale dell’Aquila proposta deliberativa, presentata dal sindaco Massimo Cialente, contenente l’atto di indirizzo per la gestione dei beni patrimoniali di proprietà dell’ente.
“L’orientamento della Corte dei Conti – si legge nella delibera – è unanime nel ritenere che tali beni siano messi a reddito. Essi, infatti, hanno come loro naturale e necessaria destinazione l’adempimento della pubblica funzione”. In particolare, i requisiti cui si fa riferimento ai fini di una corretta gestione sono afferenti a criteri di territorialità, sussidiarietà, adeguatezza, semplificazione e capacità finanziaria, ossia la capacità dell’ente di garantire la tutela e la valorizzazione del bene.
“Si tratta – prosegue il testo – di mirare all’incremento del valore economico delle dotazioni, onde trarne una maggiore redditività finale, gestendo dinamicamente il patrimonio immobiliare per potenziare le entrate di natura non tributaria. Tutto questo permette di indicare alcuni principi operativi per la gestione dei beni. Innanzitutto bisogna assicurare una gestione economica, aumentandone la produttività”.
L’atto ricorda, inoltre, che, in questo senso, “si è più volte espressa la Corte dei Conti, affermando, con riferimento alla cessione gratuita di un immobile comunale, come questa non possa considerarsi una modalità tipica di valorizzazione del patrimonio, ma ritenendo altresì che il principio di redditività possa essere mitigato ove venga perseguito un interesse pubblico equivalente, o addirittura superiore, rispetto a quello che se ne trarrebbe mediante lo sfruttamento economico del bene stesso”.
A conforto di questo assunto la deliberazione richiama la normativa di settore, “in ordine alla considerazione degli ‘scopi sociali’ che possono giustificare canoni inferiori a quelli di mercato per la locazione di beni comunali, ma anche le disposizioni che consentono agli enti locali la concessione di beni in comodato ad associazioni di promozione sociale e a organizzazioni di volontariato per lo svolgimento delle loro attività, purchè queste non abbiano scopo di lucro”.
“In conclusione – si legge infine in delibera – l’eventuale scelta di disporre di un bene pubblico a un canone di importo diverso da quello corrispondente al valore di mercato deve avvenire a seguito di un’attenta ponderazione comparativa tra gli interessi pubblici in gioco, rimessa esclusivamente alla sfera discrezionale dell’ente, in cui, tuttavia, deve tenersi nella massima considerazione l’interesse alla conservazione e alla corretta gestione del patrimonio pubblico, in ragione della tutela costituzionale di cui quest’ultimo gode”.