“Con il decreto sblocca Italia le amministrazioni territoriali rischiano di non avere ruolo con avocazione allo Stato centrale delle decisioni che hanno impatto sul territorio – ha spiegato il sindaco Marco Alessandrini – Siamo ottimisti, ma da parte nostra il parere è negativo sul permesso di ricerca del progetto Elsa 2. Ci mobilitiamo per rispondere alle aspettative della comunità e consapevoli che la politica è questo. Lo facciamo in perfetta sintonia con la comunità abruzzese, con una linea istituzionale che vede sul fronte del no anche la Regione Abruzzo insieme a tantissimi Comuni costieri e che ha come priorità la tutela dell’ambiente. Pescara è situata sulla costa, nello specifico di fronte al mare dove si chiede di perforare, peraltro ad una distanza che è inferiore a quella stabilita dalle normative europee. Abbiamo fatto anche un’analisi costi-benefici da cui sull’eventualità di un’attività di perforazione usciamo doppiamente perplessi, perché Pescara difficilmente potrà guadagnarci. Parliamo di rischi, ma anche di ricadute di altro genere, perché prospettare l’Abruzzo come regione verde d’Europa, puntando sulla bellezza, sull’enogastronomia, sull’accoglienza e poi dare il benvenuto ad attività che non coincidono con questa linea non è certo una strategia positiva”.
E la sponda della Regione è stata concessa dall’assessore regionale all’Ambiente Mario Mazzocca, che partecipando alla sezione aperta della seduta ha affermato:”Un’unica direzione, un’unica finalità, un’unica azione: mettere in campo tutte le strategie utili a tutelare il patrimonio ambientale della Regione Abruzzo”. “Come sul metanodotto della Snam, come su Ombrina, Elsa 2 o la stessa Bussi – ha sottolineato Mazzocca – il nostro operato è chiaro: intendiamo difendere il nostro territorio e declinare le nostre azioni nel senso dello sviluppo sostenibile. Nessuna ambiguità, né dichiarazioni di facciata contrarie ai fatti. Abbiamo agito, e intendiamo continuare a farlo, con atti, determine, delibere. E nel nostro operato intendiamo coinvolgere le associazioni, le istituzioni e tutti coloro che hanno a cuore la salvaguardia dell’ambiente, un patrimonio irripetibile, che non può essere manomesso, pena lo svilimento di ciò che abbiamo di più caro. Siamo altrettanto consapevoli – ha concluso assessore – che per scongiurare qualsiasi deriva petrolifera occorra agire unitariamente, mantenendo fede agli impegni che abbiamo preso di fronte ai cittadini”.
Le “carenze essenziali del progetto sulla valutazione del rischio di danno ambientale, potenzialmente irreparabile in caso di un qualsiasi incidente, nonché sul fronte economico”, sono stato evidenziate, invece, dall’assessore comunale all’Ambiente. “Considerato che la ditta che dovrebbe compiere le escavazioni ha un capitale che non dà garanzie finanziarie sufficienti per fronteggiare eventuali danni ambientali – ha ricordato Paola Marchegiani – Nella delibera il no viene motivato: dalla mancanza di garanzie in merito al ciclo dei fanghi prodotti; in merito alla capacità di fronteggiare eventuali incidenti (sversamenti, fuoriuscite e collisioni); in merito alla tutela dal rischio sismico a cui l’area è esposta; posto che le trivellazioni non sono a impatto zero,occorre considerare l’effetto cumulativo di campi di produzione attivi per anni e non del singolo pozzo esplorativo; infine, non ci sono vantaggi, né royalties per la comunità esposta”.
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