Chieti. Fallimento della politica sanitaria di Chiodi e del centrodestra, organizzazione della rete ospedaliera, nomine dei manager Asl, liste d’attesa, medicina del territorio. Sono solo alcuni degli argomenti trattati questa mattina a “Una Nuova Sanità”, convegno organizzato da IdV Abruzzo con i candidati indipendenti alle regionali Valter Palumbo e Marco Dolci, entrambi medici.
Davanti a una platea di medici riuniti al Grand Hotel Abruzzo di Chieti, l’intervento principale lo ha tenuto il candidato presidente per il centrosinistra Luciano D’Alfonso; conclusioni del segretario regionale dell’Italia dei Valori Alfonso Mascitelli.
“La sanità abruzzese deve ritornare funzionale ai pazienti e ai territori – ha detto D’Alfonso – con una riorganizzazione che tenga conto anche delle istanze provenienti dal mondo degli operatori della sanità: università, ospedali, distretti sanitari e medici di base. Soprattutto –ha proseguito il candidato presidente- va invertita la tendenza agli incarichi fiduciari, di esclusiva matrice politica, nei posti chiave della macchina sanitaria. E’ così che intenderò avvalermi della mia funzione di “operatore della democrazia”. L’intera filiera della salute va sottoposta –ha sottolineato D’Alfonso- a un’operazione di snellimento e sburocratizzazione abbinata all’organizzazione di meccanismi puntuali di verifica dei risultati rispetto agli obiettivi dati”.
Valter Palumbo, coordinatore dell’Intersindacale Sanitaria, ha aperto il suo intervento parlando delle ragioni che l’hanno portato alla candidatura con Italia dei Valori.
“Dopo oltre 5 anni di commissariamento – ha detto – la nostra sanità è sull’orlo di un fallimento cui non è affatto estranea la chiusura dei vertici politici e dei direttori generali delle Asl, nominati dalla politica, alle istanze che vengono dagli operatori. Un’assenza pressoché totale di interlocuzione che ha distrutto quella rete di relazioni che è essenziale alla concertazione delle politiche sanitarie in base alla reale domanda di assistenza. Per questo –ha sottolineato Palumbo- la scelta di candidarmi l’ho avvertita come obbligatoria”.
Marco Dolci, professore ordinario di Odontoiatria, ha parlato di nuova organizzazione della sanità abruzzese alla luce dei livelli essenziali di assistenza (Lea).
“Se da un lato occorre razionalizzare la rete ospedaliera rispetto al vecchio modello che prevedeva un numero spropositato di ospedali – ha detto – dall’altro occorre compensare le chiusure con un rafforzamento della medicina sul territorio. In un tale contesto – ha proseguito Dolci – diventa necessario concentrare le eccellenze e il carico di lavoro ordinario in pochi e ben strutturati presidi ospedalieri, dove l’esperienza maturata in trattamenti e terapie è la chiave dell’efficienza; d’altra parte, il territorio va munito di quei filtri all’ospedalizzazione inappropriata e dei servizi ambulatoriali che sono i distretti sanitari”.
Prima del dibattito finale, che ha visto numerosi interventi, Alfonso Mascitelli ha enumerato le voci del fallimento della politica sanitaria di Chiodi.
“Non sono io, non è l’Italia dei Valori – ha detto il vice presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul funzionamento del Servizio sanitario nazionale nella XVI legislatura – a dire che dei risultati del commissario ad acta hanno diffidato e diffidano i governi che si sono succeduti dal 2009 a oggi. Lo dicono invece – ha sottolineato mostrando i documenti – le relazioni del Tavolo di monitoraggio del rientro dal deficit della sanità abruzzese composto anche da rappresentanti dei ministeri di Salute e Economia. E’ tutto nero su bianco. Non c’è stato alcun rientro, alcun pareggio e non solo: la nostra regione – ha concluso Mascitelli- è ulteriormente scesa di posizioni per una gestione politica di parte, dove non c’è chiarezza di obiettivi aziendali e le nomine sottostanno a un meccanismo perverso che affida alle carte, alla burocrazia e a un sistema di compiacenze e complicità perfino la valutazione dei risultati conseguiti dai manager, nominati dalla politica e monitorati nel loro operato da funzionari le cui carriere dipendono dalla parte politica”.