Chieti. Secondo l’Agenzia Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, è solo per lo 0,14% la popolazione abruzzese è professionalmente impegnata nella ricerca e negli enti scientifici in generale. Malgrado la non disprezzabile offerta formativa dei suoi tre Atenei, l’Abruzzo si colloca così al di sotto di Puglia e Sicilia (0,22%) e della Basilicata (0,54%).
L’esempio più eclatante di questo triste primato è dato dalla Fondazione Mario Negri Sud, che da trent’anni a questa parte si è distinta a livello nazionale e internazionale per i suoi contributi scientifici nella sanità pubblica, nell’ambiente, nell’integrazione socio-sanitaria, e che oggi, oltre all’attuale suo depotenziamento e ridimensionamento, rischia seriamente di esaurire una funzione che ha dato visibilità mondiale alla nostra regione e, cosa più importante, benefici culturali, sociali ed economici alla sua popolazione.
“Per il bene dell’Abruzzo, la Fondazione Mario Negri Sud non può, non deve morire – è l’appello di Gaetano Bonetta, candidato alla Regione Abruzzo nella circoscrizione di Chieti con la lista civica Valore Abruzzo per Luciano D’Alfonso presidente – A dare il primo e più urgente contributo deve essere la Regione, una Regione nuova che sia dominata da una linfa vitale rinnovata, la ricerca, e che si configuri come un ente che ‘amministra’ con una nuova responsabilità quotidiana: quella di fare ricerca in ogni campo e settore della vita pubblica e sociale. È la Regione a dover promuovere una nuova cultura sociale, in cui la Ricerca possa divenire costume e strategia economica dominante. In cui la Ricerca, incorporata come servizio e risorsa nelle sue politiche sociali, si faccia luogo di aggregazione di capitali umani e scientifici e quindi di progettualità e d’impiego nelle attività economiche di pubblica e privata utilità. Abbiamo bisogno di una marcata e rigenerata antropologia della Ricerca”.
Per immaginare, disegnare e realizzare tale politica, secondo Gaetano Bonetta la Regione deve guardare alla Fondazione e alle sue ricadute immediate nei processi formativi e culturali, come l’interazione con scuola e università, e nel sociale in genere, sanità, ambiente, agricoltura, qualità della vita.
“La nostra regione purtroppo si distingue per due evidentissime criticità – conclude Gaetano Bonetta – La prima è relativa alla sua bassissima ‘massa critica’, non essendoci significativi e reali incoraggiamenti alla formazione e all’impiego sociale di capitali umani e scientifici. La seconda riguarda la dispersione e la frammentazione di risorse e di strutture che, da un lato, alimentano la forte resistenza alla collaborazione inter-istituzionale e al lavoro in rete, e, dall’altro, favoriscono l’assenza di incentivi strutturali e regionali degli enti preposti alla cosa pubblica. Addirittura sembra quasi che ad essere dominante in Regione sia la politica della disincentivazione attraverso l’adozione di forme strategiche di separazione territoriale e istituzionale, volte a gratificare i consensi elettorali, passati e futuri, piuttosto che le politiche di sviluppo unitario”.