Pescara. In ventuno pronti a dare la spallata definitiva ad Albore Mascia: 21 consiglieri d’opposizione sono andati, oggi pomeriggio, a firmare davanti al notaio per dimettersi e sfiduciare il sindaco. Ma qualcuno potrebbe ripensarci all’ultimo momento.
Il sindaco Albore Mascia appeso a pochi, sparuti, numeri: sono 21 i consiglieri del comune di Pescara pronti a firmare un documento per far cadere la giunta Mascia, sebbene non tutti oggi pomeriggio hanno raggiunto lo studio del notaio Massimo D’Ambrosio, a piazza Salotto (stesso teatro della fine, avvenuta nei medesimi termini, del sindaco montesilvanese Di Mattia) per definire come e quando dimettersi congiuntamente e decretare anticipatamente la fine dell’amministrazione sostenuta dal centrodestra.
Una vicenda che si consuma a singhiozzi: le prime indiscrezioni avevano ventilato un’affluenza di massa nello studio notarile, ma non tutti i 21 hanno risposto all’appello del pomeriggio, fissato alle ore 17. A frenare l’impeto iniziale potrebbe essere il nodo sulle elezioni: un documento c’è già e porta le 21 firme al completo, quelle dell’opposizione e dell’esponente Udc Licio Di Biase. Ma senza deposito davanti al notaio, le firme non sono esecutive. “Di fatto”, hanno detto i presenti in piazza ventolando il documento, “il sindaco non ha più la maggioranza”, puntando di andare alle urne il 25 maggio con Mascia privo del titolo di “uscente”.
Il timore accusato da qualcuno, però, è quello di uno slittamento di un anno, a seguito di un commissariamento: “La lista Teodoro”, ha chiarito il capogruppo Pignoli, non firma se si rischia di far slittare il voto di un anno”. E’ stato, poi, lo stesso D’Ambrosio a sgombrare il campo dal dubbio, e alla conferma per il 25 maggio è partita la corsa verso lo studio: 17 quelli che hanno firmato, sul tardo pomeriggio anche i teodoriani Pignoli e Mastromattei e, in aggiunta, il presidente del consiglio comunale De Camilli. Si attende per la serata la firma di Fausto De Ninis, mentre si è riservato la firma per domani Maurizio Acerbo (Prc), desideroso di approvare prima la Variante al Piano regolatore per la tutela del patrimonio storico e architettonico, il cui passaggio in consiglio comunale è previsto proprio per domani.
DEL VECCHIO: MASCIA DECOTTO. RANIERI: PESCARA VIOLENTATA
Sintetico e pungente il commento del vicecapogruppo Pd Enzo”E’ una amministrazione decotta”, afferma Enzo Del Vecchio, “una giunta che produce danni quotidiani e li potrebbe produrre fino al 16 giugno, ma non lo possiamo consentire”. Più approfondito il commento alla firma di Renato Ranieri (in foto mentre sottoscrive il documento dinanzi al notaio), consigliere di Liberali per Pescara che si dimette anche da presidente della commissione Finanze: “E’ arrivato il momento di dire basta e smettere di far soffrire la città per le scelte illogiche perpetrate dal sindaco Luigi Albore Mascia e della sua amministrazione. Oggi”, dichiara, “stiamo certificando che Albore Mascia non ha e non ha avuto da due anni la maggioranza per governare in maniera serena la città di Pescara”. E sempre Ranieri, uno dei primi dissidenti della maggioranza, spiega il brusco epilogo: “La colpa è solo del sindaco e dei suoi rappresentanti di partito che per arroganza e superiorità non hanno mai voluto accettare un dialogo e un confronto democratico. Quando l’opposizione ha chiesto un confronto sulle questioni che più stanno a cuore alla gente, come le riduzioni della Tares, evitare la chiusura di corso Vittorio Emanuele e una più incisiva lotta agli sprechi, ci hanno risposto con l’indifferenza politica e l’arroganza tipica di chi si sente più forte degli altri. Pescara è stata violentata più volte”, conclude, “Ma ora basta far subire violenze alla città e alla sua gente. Albore Mascia e la sua maggioranza devono andare a casa”.
MASCIA: SE CADO, UN ANNO DI COMMISSARIAMENTO
Stravolge quanto rassicurato dal notaio D’Ambrosio, il sindaco Mascia, che contrattacca i dimissionari e specifica: “Consiglieri-traditori che, dopo aver remato contro la città per cinque anni, stanno ora lavorando da un mese sperando di rosicare in qualche angolo della coalizione di maggioranza per raggranellare quelle 21 firme utili per la sfiducia al nostro governo, condannando la città di Pescara a un commissariamento lungo un anno”. Il primo cittadino tira in ballo la legge 182 del 7 giugno 1991 e rimarca: “La sfiducia sarebbe uno sfregio non a una coalizione di governo, ma alla città, che si vedrebbe condannata a un lungo commissariamento”.
Non risparmia di certo, poi, i colpi a chi lavora per mandarlo anticipatamente a casa: “fronte di 5 secondi di celebrità si è pronti a sacrificare anche il destino di una città. Consiglieri che, probabilmente seguendo la regia di un unico sceneggiatore esterno, che da mesi ha scritto il copione sperando di trovare attori capaci di recitare la propria parte, ovviamente si sono ben guardati da lasciare la poltrona per cinque anni, beneficiando anche di incarichi e presidenze di prestigio, per poi accorgersi di non condividere la linea della maggioranza di Governo a sole tre settimane dalla fine della consiliatura. Eppure, nonostante quella regia, nonostante il ciak sia scattato puntuale nel pomeriggio, sperando di riuscire a scimmiottare quanto accaduto a Montesilvano, alla fine le 21 firme contestuali non sono arrivate, rimediando anche l’ennesima bella figura: non sanno nemmeno contarsi”.