Così in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, che aggiunge: “L’esposto del sindaco di Gissi e del consigliere regionale del Pdl a me pare solo un azione decisa a nascondere responsabilità storiche e politiche del fallito accordo sulla riconversione cui, entrambi, direttamente o per il tramite del Presidente della Regione Abruzzo hanno partecipato alla formale sottoscrizione il 29 Maggio 2012 presso il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise). Entrambi assecondarono, quando non lo fecero direttamente, le passerelle successive al cospetto dei lavoratori. Entrambi appartengono a quel partito politico che affisse manifesti di giubilo su tutto il vastese per intestarsi i meriti(?) dell’accordo sulla riconversione. Anche loro appartengono a chi, con eccessiva leggerezza, non si fece carico di approfondire l’affidabilità e credibilità delle due ditte subentranti. Noi eravamo all’opposizione ed, ogni cosa, l’appurammo dai media o dai resoconti fatti da chi era presente alla firma dell’accordo. Da tutto quello che è successo deriva l’indignazione sì personale ma che è molto estesa e sentita tra i cittadini dell’intero territorio. Credo e ritengo invece che, l’atto approvato unitariamente dal Consiglio Provinciale di Chieti la scorsa settimana, che da mandato al Presidente della Provincia di sollecitare il Mise alla solerte ripresa della disamina della richiesta già avanzata dalla regione Abruzzo di riconoscimento di ‘area di crisi’ per la zona industriale di Gissi possa rappresentare un concreto passo avanti anche per la riapertura della vertenza della Golden Lady. Come auspicato dall’intera assise se, medesima richiesta fosse deliberata ed avanzata da tutti i comuni del vastese, si otterrebbe un risultato positivo decisamente più incisivo di dubbi esposti alla magistratura”.