Chieti. “Si può cominciare da piccole cose. Creare per esempio un fondo a partecipazione pubblica e privata al quale anche i privati cittadini possano accedere attraverso la presentazione di progetti dai risvolti innovativi e sociali rivolti allo sviluppo della citta. Tanti non vedono l’ora di progettare per la loro città e ci sono in giro delle idee incredibili a cui ispirarsi. progetti di ‘social housing’, costruzioni eco-sostenibili, creazione di spazi sportivi o aree di incontro in aree e fabbricati dismessi”.
Così in una nota il rappresentante di Fli, Alessandro Carbone, che aggiunge: “Diamo sfogo alla sperimentazione e riproponiamo poi, in altri contesti, le iniziative che funzionano ed hanno un costo basso per la collettività. Certo non risolveremo tutti gli annosi problemi della nostra città ma rilanciare l’idea di città come spazio creativo e sociale, al di là dei progetti europei e le politiche tradizionali potrebbe avere un impatto rilevante. Il rilancio di aree in crisi e dismesse, il richiamo alla partecipazione e alla collaborazione sulla base di una cittadinanza più attiva, la creazione di nuovi ed impensati canali di sviluppo, l’attrazione di personalità originali sono piccoli passi per rendere la città più interessante e meno ripiegata su se stessa. Chieti sta vivendo una fase di difficoltà, è una città con un vuoto strategico che amplifica i problemi e fa venir meno la possibilità di un nuovo periodo di sviluppo. La crisi ha accentuato i ritardi nell’agire sui problemi strutturali della città: troppo spesso la risposta della attuale amministrazione è stata quella di proporre soluzioni estemporanee, più utili a fare titoli di giornale piuttosto che affrontare la situazione. Chieti e una città che fa fatica a trovare una propria via di sviluppo. Il tema legato allo sviluppo e alla sostenibilità ambientale è rimasto anch’esso nel libro dei sogni della agenda di questa amministrazione. Una città che vive un profondo scollamento tra la parte alta e quella bassa. Una città deve essere, innanzitutto, un luogo efficiente, dal punto di vista della possibilità di muoversi, spostarsi, fruire dello spazio e delle strutture. Fino a oggi è stato fin troppo semplice scaricare sui cittadini i costi dell’inefficienza: viabilità insufficiente, problemi di collegamento tra la parte alta e bassa della città, quartieri privi di servizi, scarsa diffusione delle reti digitali. Se la città cresce di conseguenza crescono, con loro, le capacità di creare nuove opportunità di ricerca e di lavoro: le università diventano luoghi di sviluppo e di innovazione. Le nuove tecnologie per l’efficienza energetica, per la mobilità sostenibile, per l’economia digitale diventano altrettante occasioni per promuovere nuove imprese. Ma anche qui serve cambiare marcia: significa capire che pianificazione e programmazione non sono fogli di carta lontani dalla realtà e dalla necessità di ripensare e riorganizzare la capacità di gestire e amministrare la città e i servizi. Per ripensare allo sviluppo di Chieti occorre puntare su tre elementi-chiave: energia, mobilità e rifiuti. Sono queste le tre variabili, fatte di innovazione ed efficienza in grado di cambiare una città, uscendo da una logica di emergenza, precarietà e di esclusione. Ripensare la città come luogo di sviluppo – conclude Carbone – basato sulla qualità, l’efficienza e l’innovazione. Rilanciare l’economia cogliendo la sfida dell’energia sostenibile, della creazione di reti intelligenti e di aree urbane dove vivere, lavorare, studiare o fare turismo significhi un’occasione di crescita e di competitività positiva a cui Chieti non può permettersi di rinunciare”.