“In questi 4 anni” aggiunge “le scelte strategiche operate autonomamente dal Sindaco, lo hanno penalizzato nei rapporti personali e politico-amministrativi a tutti i livelli, a discapito della città dell’Aquila e di tutto il Cratere. Se è vero che l’Aquila è invisa e mal sopportata dal Governo, dal Ministero dell’Economia, ed ora anche dal Prefetto, probabilmente è necessario al più presto un cambio di rotta e certamente una immediata rimodulazione della strategia. Qui è in ballo il futuro nostro e delle generazioni che ci seguiranno. Quando per 4 anni si spara a zero contro tutto e contro tutti, quando si individuano capri espiatori ad horas, quando si attribuiscono colpe e responsabilità dei mali dell’Aquila prima a Berlusconi, poi a Bertolaso, poi a Tremonti, poi a Chiodi, poi a Fontana, poi a Del Corvo, quindi alla pigrizia dei Sindaci del Cratere, poi alla non-collaborazione del Centro-Destra aquilano e ora anche al Prefetto Alecci, immancabilmente si finisce per rimanere soli ed isolati rispetto alle sfide importanti ed epocali cui siamo chiamati a confrontarci. Talvolta un percorso di autocritica sarebbe auspicabile, nonché benefico! Invito il Sindaco ad ammettere che così non ha funzionato, ad alzare l’asticella del confronto politico ed istituzionale, a ricucire i rapporti con Amministrazione Regionale e Provinciale, a concordare con tutti gli altri Sindaci del Cratere le linee strategiche di protesta e di proposta, a condividere e discutere con tutto il Consiglio Comunale le manifestazioni eclatanti di insofferenza e di difficoltà. L’alternativa a tutto ciò è l’essere ricordato come il Sindaco che ha fallito il suo appuntamento più importante con la Storia della Nostra Città e del Nostro Territorio. Massimo Cialente non dovrebbe mai che quando compie delle scelte, quando “sfida” il Prefetto o il Governo, non opera a titolo personale, ma rappresenta tutta la città, rappresenta le categorie produttive, i giovani e gli anziani, i disoccupati e i tanti nuovi poveri: tutti questi chiedono che dal nostro Territorio si alzi una sola forte unanime voce, che la classe dirigente aquilana, unita, percorra per quanto possibile i canali istituzionali del confronto. Essere uniti significa dare maggior forza alle richieste e meno alibi agli interlocutori!”