“Vogliamo rimettere in evidenza questa vicenda – ha detto il segretario generale della Filctem Cgil, Giuseppe Rucci – vorrei ricordare che questa vicenda si porta dietro 370 lavoratori compreso l’indotto e lo sconvolgimento a livello occupazionale. Noi riteniamo che qualsiasi accordo che vada sottoscritto debba prevedere una soluzione per i lavoratori della Sixty. Noi vogliamo capire come la politica voglia dire qualcosa su questa vertenza perché il silenzio è imbarazzante ed inquietante. Quindi il primo appello che vogliamo rivolgere alla politica è quello di dire qualcosa e di intervenire in qualche modo. Secondo noi ci sono state delle situazioni che hanno condizionato in passato e che forse hanno voluto questa situazione. Il Piano Industriale non dà riposte nell’immediato e non dà garanzie per quello che potrebbe succedere nel futuro. Ci sono 50 unità legate alla Sixty che non si capisce bene che cosa devono fare. Questa entità numerica non ci piace. Noi apprezziamo il fatto che la Regione abbia dato delle indicazioni sull’applicazione di alcuni strumenti, però non vorremmo che questi strumenti contribuiscano a fare un ulteriore spezzatino. In questi anni abbiamo visto che con grandi fondi sono stati acquisiti grandi gruppi e poi sono stati rilanciati, chi ha acquisito questo strumento già era a conoscenza della situazione. Quindi noi chiediamo che ci si prenda carico della situazione per risolvere questo problema. La critica che facciamo sul Piano Industriale, la facciamo sulla scorta di un’esperienza passata. Se si dovesse arrivare ad una condivisione del Piano Industriale, si deve trovare una soluzione per i 370 lavoratori. Per quello che ci riguarda, noi non daremo nulla per scontato, il sistema è molto complesso sotto i vari aspetti. Noi ribadiamo che la mobilitazione continua”.
“Per quanto riguarda il Piano Industriale – ha aggiunto Marino D’Andrea della Rsu Cgil – per noi è inaccettabile perché si parla di 370 lavoratori a carico e 50 lavoratori che possono essere assorbiti dalle imprese satellite. Nello stesso Piano Industriale si indica un impoverimento e non c’è un risanamento. In questa vertenza sia con le istituzioni, sia con la politica, sia con l’azienda, abbiamo sempre convenuto su alcuni punti fondamentali. Il nuovo amministratore delegato, Paolo Bodo, ha detto che c’è stato un problema qualitativo per i prodotto consegnati ai clienti e dei problemi legati all’eccessiva burocratizzazione della gestione aziendale. La vertenza Sixty ha delle caratteristiche di straordinarietà. Questa azienda rappresentava un’eccellenza nella moda e nell’abbigliamento, da qui dobbiamo valutare la straordinarietà di questa vertenza. Nel Piano Industriale non viene contemplata una snellizzazione di questa azienda. Si dovranno mettere in campo degli strumenti straordinari. Ci sono alcune professionalità che sono andate via, alcune all’estero ed altre in zone dell’Italia molto lontane. Molte di queste professionalità in fuga hanno fatto grande il nostro territorio. La politica tace, non si parla mai della vita delle persone, noi siamo 370 persone in cassa integrazione e la nostra vita è estremamente devastata. Noi abbiamo visto cambiare radicalmente la nostra vita, siamo persone sotto la soglia della povertà. La nostra vita è letteralmente cambiata in peggio. Il 28 è vicino, i tempi sono strettissimi. La nostra battaglia contro la commercializzazione (l’acquisto dei capi già fatti in oriente) non era solo una battaglia per conservare i posti di lavoro in Italia, ma era una battaglia che guardava lontano. Noi abbiamo fatto delle battaglie all’interno dell’azienda che purtroppo abbiamo perso e a questo punto l’azienda deve prendersi delle responsabilità”.
Francesco Rapino