“Viviamo strani giorni – afferma Antonio Luciani – fatti di modalità antiche e invece i francavillesi non hanno paura del futuro: lo hanno dimostrato e lo dimostrano ogni giorno ed è strano l’atteggiamento di chi non vuole accettare il fatto che questi riti non raccolgono più consenso. Io invece voglio scrivere un’altra storia, immaginare e preparare giorni migliori, discutere con chi, come i cittadini, si confronta con la realtà e assume decisioni. Ogni giorno dobbiamo ingegnarci a trovare soluzioni, cercando metodi nuovi e veloci. E allora penso che fare sia meglio che parlare, che i comitati o le raccolte firme siano poco utili. La democrazia ha le sue regole che stabiliscono una maggioranza e una opposizione attraverso strumenti di partecipazione. Poi esistono i ‘vorrei ma non posso’ che non accettano le regole e si costituiscono in comitati dai nomi fantasiosi, sempre loro, gli stessi. Ora è la volta del ‘Salva Sirena’, un comitato che suggerisce senza precisare le soluzioni, che negli incontri non chiarisce cosa si deve fare e con quali fondi ristrutturare un palazzo che si trova in uno stato di degrado irreversibile. Insomma, gli ‘Anti’ di cui la nostra storia degli ultimi anni è piena. Anti-politica, Anti-montismo, Anti-riformismo. Insomma, la sagra del ciò che non vogliamo e l’assenza di indicazioni su qual è la direzione. Ripenso ai Consigli Comunali, infatti, ai voti contro e alle astensioni che descrivono alcuni esponenti di questo ‘esercito della salvezza’. Io, al contrario, ho già spezzato il filo dell’atteggiamento troppo attendista e riflessivo, quello che è accaduto a Francavilla negli ultimi venti anni, e ho scelto di fare il sindaco di Francavilla in maniera coraggiosa, ardita, innovativa. C’è molto poco da salvare nella città che ho ereditato. Se c’è una cosa da salvare è Francavilla tutta, la città delle strade da rifare, dei marciapiedi divelti, della pubblica illuminazione ai minimi termini, delle scuole da rifare, dei debiti da sanare. La Francavilla salvata – conclude Luciani – è quella che voglio lasciare ai nostri figli. Dai giovani mi aspetterei un atteggiamento più coraggioso ma questo dimostra che non tutti i giovani sono giovani. La demagogia è un binario morto che non percorrerò mai e questa cosa non è negoziabile”.