Durante la discussione del ddl, i senatori della Lega hanno manifestato il loro dissenso urlando e occupando i banchi del governo. Nella concitazione, la ministra Fedeli è rimasta lievemente ferita ed ha dovuto fare ricorso all’infermeria.
Urla, insulti e spintoni, oggi nell’aula del Senato durante la discussione del ddl sullo Ius soli. I senatori della Lega, fortemente contrari al provvedimento, hanno inscenato una rumorosa protesta a base di manifesti esposti a favore di telecamere e urla all’indirizzo del Presidente del Senato, Piero Grasso e dei colleghi della maggioranza.
Il senatore Sergio Volpi era appena stato espulso dall’aula, a causa di un plateale insulto rivolto al presidente Grasso, quando i commessi hanno tentato di liberare i banchi del governo, nel frattempo occupati dai senatori leghisti. Coinvolta nel parapiglia, la ministra Valeria Fedeli ha riportato alcune leggere contusioni poi medicate nell’infermeria del Senato.
Nel primo pomeriggio, Valeria Fedeli ha commentato la vicenda tramite il suo account twitter, dove ha scritto: “Sto bene, grazie a tutte e a tutti. Non saranno i tentativi di sopraffazione a fermare una battaglia di civiltà come lo Ius Soli”.
Il disegno di legge, così duramente contestato dagli esponenti del partito di Matteo Salvini, si propone di innovare le modalità tramite le quali i bambini nati in Italia da genitori stranieri possono ottenere la cittadinanza. L’attuale normativa prevede che il cittadino straniero nato in Italia abbia diritto alla cittadinanza solo una volta diventato maggiorenne, a condizione che fino a quel momento abbia risieduto nel paese in maniera legale e ininterrotta.
L’introduzione dello Ius soli si propone invece di superare questo sistema, permettendo l’accesso alla cittadinanza a tutti i bambini nati in Italia, purché almeno uno dei due genitori sia in possesso di un permesso di soggiorno lungo e sia residente nel nostro paese legalmente e in via continuativa da almeno 5 anni. Inoltre, dietro esplicita richiesta in tal senso, la cittadinanza è concessa anche al minore nato all’estero, ma arrivato in Italia prima dei 12 anni e che abbia frequentato nel nostro paese un percorso formativo della durata di almeno 5 anni.