Sulmona. L’Agenzia di promozione culturale chiude e gli studenti di un’intera città si ritrovano, alle porte degli esami di maturità, senza un luogo pubblico, una biblioteca o altro edificio per studiare.
“I lavori di miglioramento e consolidamento che interesseranno il palazzo che ospita a Sulmona l’Apc, (agenzia di promozione culturale), arrivano in un periodo determinante per la concentrazione degli studenti che fra pochi giorni si ritroveranno di nuovo a scuola per gli esami di maturità. Nessuno ne ha tenuto conto e centinaia di ragazzi sono stati lasciati soli”.
Il Consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco interviene sulla chiusura dell’Apc sulmonese avvenuta, come riportato dal sindaco della città, “una ventina di giorni fa su disposizione della Regione, in seguito a verifiche effettuate dai tecnici regionali rilevando criticità sulla tenuta statica del palazzo, confermate dai dirigenti regionali”.
“La messa in sicurezza dello stabile è sacrosanta – commenta Bracco – ma la chiusura arriva in un momento topico per moltissimi ragazzi, la cui situazione non è stata però presa da nessuno nella benché minima considerazione.
Non bisogna infatti trascurare il fatto che nell’importante Comune peligno è ancora chiusa la biblioteca comunale – prosegue l’esponente di Sinistra Italiana – Proprio la biblioteca Ovidio di piazza Salvatore Tommasi, fiore all’occhiello del centro della città – si chiede il Consigliere regionale – è stata lasciata al terribile destino dell’oblio? Che fine hanno fatto i 40mila volumi che ospitava fino alla sua apertura? I pregiati libri storici che ospitava sono stati messi in sicurezza?”.
“Tutti gli edifici dentro i quali avrebbero potuto studiare i ragazzi per l’esame di maturità – conclude Leandro Bracco – sono al momento chiusi. A detta del sindaco Annamaria Casini la nuova sede individuata per ospitare le sale lettura dell’Apc è quella dell’Inps in via Sardi ma il trasferimento non ci sarà prima di dieci giorni.
Intanto il tempo passa e gli studenti non potranno che studiare a casa in quanto nessuno ha pensato loro, mettendo dunque in secondo piano il fatto di quanto sia importante a livello emotivo per i ragazzi condividere con i propri compagni la prova di studio (e di vita) che a brevissimo li attende”.