Pescara. L’ultima puntata della telenovela tra Maurizio Acerbo ed Emilio Fede manda in onda la denuncia notificata al consigliere regionale dalla Questura di Pescara per aver organizzato la protesta di sabato scorso senza autorizzazione e senza il necessario preavviso.
Ieri alle 18:40 il consigliere comunale e regionale di Rifondazione comunista, è stato “edotto di essere persona sottoposta a indagini” da parte della Questura pescarese, “poichè in data 17/9/2011 in Pescara, si faceva promotore di una riunione in luogo pubblico invitando cittadini e associazioni a ritrovarsi […] al fine di contestare l’evento pubblico denominato Miss Gran prix e Mister Italia che lì si teneva omettendo di darne avviso all’Autorità locale di Pubblica sicurezza, violando con la propria condotta il disposto di cui all’art.18 del T.U.L.P.S. (Regio Decreto 18.6.1931 nr.773)”. La protesta all’indirizzo di Emilio Fede, organizzata tramite media e social network da Acerbo, quindi, secondo la questura sarebbe non autorizzata e l’organizzatore non avrebbe fornito alle autorità un necessario preavviso di 3 giorni. “Questo eccesso di zelo nell’applicazione del codice non è abituale nella nostra città, ma capisco che il rimbalzo mediatico derivante dalla contestazione di uno dei più rappresentativi esponenti del regime – Emilio Fede – abbia potuto creare qualche nervosismo”, commenta il denunciato.
“Non considero l’iniziativa della Questura ‘un atto dovuto’ perché nella mia pluridecennale esperienza di militante in questa città non si è soliti procedere con questo zelo”, prosegue, “faccio comunque notare che trattasi di norma del Regio Decreto 773 del 1931. Tengo a precisare che anche volendo non avremmo potuto rispettare i 3 giorni di preavviso previsti dall’art.18 del T.U.L.P.S. perché della partecipazione di Emilio Fede alla manifestazione l’ho saputo solo il giorno precedente a seguito della conferenza stampa del Comune di Pescara che annunciava questa ‘chiusura in bellezza’ dell’estate pescarese”. Inoltre, a sua difesa, Acerbo spiega in una nota che “noi non abbiamo contestato né impedito lo svolgimento del futile evento ma esplicitamente e precisamente la partecipazione nel ruolo di presidente della giuria di un concorso di miss di un indagato per favoreggiamento della prostituzione”. Si dice, poi, tranquillo per eventuali conseguenze penali: “Nutro anche qualche dubbio sull’applicabilità della fattispecie perché noi abbiamo invitato i cittadini che costituivano il pubblico potenziale di un evento che si sarebbe svolto in luogo pubblico e finanziato con denaro pubblico a esprimere il proprio pubblico disappunto. Personalmente, in ogni caso, resto serenamente in attesa delle determinazioni della Magistratura, mentre nel merito rivendico la sacrosanta e civile protesta nonviolenta a cui hanno partecipato consapevolmente dopo un tam-tam spontaneo in rete centinaia di cittadini indignati. Il sottoscritto è un attivista e un militante e quindi abituato a questo genere di problemi avendo sempre partecipato in prima fila e in prima persona alle lotte sociali. La nostra protesta è stata un atto di disobbedienza civile di cui mi assumo la piena responsabilità e di cui non penso certo di dovermi vergognare”. E per l’attivista-Acerbo, la denuncia in questione rappresenta un onore: “Ritengo altresì onorevole essere indagato perché indignato come milioni di italiani che non ne possono più dell’arroganza e della spudoratezza dell’attuale sistema di potere. Non è il momento di restare a casa a lamentarsi davanti al televisore”. Subito sono accorsi in tanti, gli stessi che hanno appoggiato la contestazione dello Stadio del mare, ad esprimere solidarietà al consigliere, decine di semplici cittadini e numerosi esponenti politici; tra questi Daniele Licheri, segretario cittadino di Sel, che giudica “ridicola” l’accusa rivolta al collega, e Walter Caporale, segretario regionale dei Verdi, incredulo per la denuncia contro un “sano esercizio della democrazia”
Daniele Galli