L’Aquila. “Non è possibile, alla luce di ciò che tangibilmente vediamo, chiedere le dimissioni di Gianni Chiodi e di Massimo Cialente, indicandoli, sullo stesso piano, come responsabili del cattivo andamento della ricostruzione e dell’assistenza alla popolazione post sisma. E’ Chiodi che deve andarsene come Commissario. E con lui tutte le strutture e le costosissime e inutili consulenze che ruotano attorno alla Sge e, più in generale, all’organizzazione che attiene alla ricostruzione e all’emergenza”. Lo sostengono, in una nota congiunta, l’assessore al Comune dell’Aquila, Pierluigi Pezzopane, ed il consigliere IdV, Angelo Mancini.
”La città è commissariata e questo sistema sta ingessando pratiche, assegnazioni di alloggi, concessioni di altre forme di assistenza – spiegano – Ogni sistema di commissariamento va eliminato; chiedere le dimissioni del sindaco, oltre che essere ingiuste quanto al lavoro svolto finora da Cialente, vuol dire aprire il campo a un altro commissariamento. Ipotesi che va stroncata sul nascere”. Pezzopane e Mancini ritengono che ”76 decreti del commissario Chiodi non sono serviti a fare chiarezza su come si può ricostruire, su come la gente può tornare nella propria abitazione; a volte confuse, a volte contraddittorie, queste norme hanno spesso creato problemi a professionisti e famiglie. Con il commissario Chiodi vanno cancellati la Struttura tecnica di missione e, in particolare, il suo coordinatore Fontana – si sollecita nella nota – Una macchina che fagocita soldi pubblici e che non mette in condizioni enti e professionisti di pianificare una ricostruzione rapida ed efficace. In questo ambito – sottolineano i due – esiste una diabolica linea di continuità con la gestione effettuata dalla Protezione civile, che ha prodotto ordinanze per le case A, B e C in cui l’elemento sicurezza è stato completamente trascurato. Idem è stato fatto per le case E”. Pezzopane e Mancini suggeriscono di andar via anche ad Antonio Cicchetti, vicecommissario con delega all’assistenza alla popolazione, “sotto la cui guida si sono consumate delle paradossali ingiustizie a carico dei terremotati aquilani. Peraltro – è la loro critica – non ha mai messo mano a quella terribile discriminazione che continua a penalizzare gli eredi delle vittime del sisma, che, ai fini dell’assistenza e della ricostruzione, non hanno alcun beneficio se sono diventati eredi dopo il 5 ottobre 2009; come se fosse una data a stabilire il peso di una tragedia cosi’ immane come il terremoto. Deve essere cancellata la filiera Fintecna-Reluis-Cineas, un esempio negativo di burocrazia dei progetti per la ricostruzione, che costa 12 milioni di euro l’anno. Il Governo ne dia uno al Comune dell’Aquila – propongono – e gli consenta di costituire un vero ufficio deputato all’esame delle pratiche di ricostruzione. Oggi si dilapidano ingenti capitali pubblici per finanziarie un’inutile organizzazione deputata a risolvere i problemi dell’emergenza e della ricostruzione e che, peraltro, non raggiunge nemmeno questi obiettivi. Lo Stato – osservano – può risparmiare allestendo un rapporto diretto con i Comuni interessati e i risultati sarebbero migliori per tutta la collettività”. Dopo aver sparato a zero su tutti, Pezzopane e Mancini, difendono il Primo cittadino che ”ha accettato solo all’inizio di far parte di un’organizzazione commissariale, pensando che quella fosse una situazione ottimale per L’Aquila. Ma da una parte oggi le cose sono cambiate – rilevano – e lui si è accorto del ‘mostro’ che era stato creato e con il quale non si poteva più convivere; dall’altra c’è sempre una bella differenza tra i nominati (Chiodi come commissario) e coloro che sono stati eletti (Cialente come sindaco). Per cui – concludono – vanno sostenute le richieste di dimissioni per il primo, non certo quelle per il secondo”.