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Pescara, ‘ecomostro’ sulla riviera: Sel chiede l’abbattimento

Pescara. Anche la città dannunziana ha il suo ecomostro: lo scheletro, o giusto qualcosa in più di una palazzina che si affaccia direttamente sul mare della riviera nord. Si erge lì, a due passi dalla rotonda Paolucci dal 2002, sentenziato come abusivo, ma il Comune non procede ad abatterlo, come denuncia Daniele Licheri di Sel.

Per usare le parole di Daniele Licheri, coordinatore cittadino del partito vendoliano, “l’ecomostro dell’Immobiliare Michelangelo si eleva antiestetico e funereo, da molti anni, nel cielo trasparente, in tutta la sua bruttezza: un edificio che non c’è”. Sei piani di nulla, solo cemento armato e tamponatura in mattoni senza rivestimento ne riempimento, spuntano tra ciò che rimane delle palme del lungomare, tra un albergo e gli ultimi stabilimenti prima della rotonda Paolucci. I turisti che passeggiano sul lungomare nell’assolata estate pescarese alzano il naso all’insù, incuriositi da cosa possa sorgere da quel cantiere. Ma basta uno sguardo in più alla ruggine sulle grate e ai numerosi e datati murales sparsi ovunque per capire che quel cantiere è morto da tempo. I pescaresi, infatti, sono ormai abituati e rassegnati a vedere quel palazzo mai nato stonare in mezzo alle palazzine e le villette strette tra la riviera e viale Kennedy.

“L’ecomostro”, ricostruisce Licheri, “era nato nel 2002 e, tra beghe proteste e sequestri, era stato giudicato totalmente da abbattere con sentenza del Tar di Pescara confermata dal Consiglio di stato (vedi sentenza TAR di Pe n.11 del 09/01/2006 e decisione n.1672 dell’11/04/2007)”. Pertanto, sentenze locali e statali hanno decretato l’abusività della palazzina morta prima di iniziare a vivere. A questo punto, quattro anni dopo l’ultimo giudizio, l’accusa di Sel va al “Comune di Pescara, al quale compete l’obbligo di rendere esecutive le sentenze di cui sopra, non ha  proceduto a tutt’oggi ad emettere una valida Ordinanza di abbattimento”. “Possiamo parlare di omissione di atti d’ufficio? L’ecomostro intanto sopravvive e ringrazia: lui sa chi!”, conclude Licheri.

 

Daniele Galli