La sentenza promuove la posizione dei ricorrenti su tutta la linea e sancisce il principio per il quale il Programma Operativo è nullo perché contrario alle previsioni del Piano Sanitario del 2008.
“L’effetto della decisione appare dirompente” commentano in una nota gli esponenti del Gruppo “perchè sconfessa una volta per tutte l’operato di Chiodi che aveva sancito la chiusura dei piccoli ospedali. Sin dal mese di agosto 2010 abbiamo denunciato l’illegittimità del provvedimento agendo davanti al Tar e non ci siamo arresi di fronte al rigetto della sospensiva, ottenendo dal Consiglio di Stato una decisione che certamente ha aperto la strada alla sentenza di oggi. La sorte di questo ricorso si vede unita a quella del ricorso dell’amministrazione comunale, ma è chiaro che il treno che ha investito la politica del centrodestra aveva nel gruppo Guardiagrele il bene in comune la vera locomotiva ed è chiaro, dalla lettura della sentenza, che nessuna delle alternative proposte dal ricorso dell’amministrazione ha avuto riscontro nei ragionamenti del Tar. Ma questo è, innanzitutto, un successo della comunità di Guardiagrele perché è per questa comunità che il gruppo ha agito. Ora, finalmente, è chiaro che i reparti non potranno chiudere e che, anzi, tutto ciò che è stato tolto (personale, attrezzature etc) dovrà essere restituito”.
La sentenza ha scatenato, come prevedibile, la reazione delle opposizioni in Regione. Il capogruppo del Pd Camillo D’Alessandro parla di un vero e proprio “fallimento dell’intera impostazione del lavoro della gestione commissariale”.
“Chiodi si dimetta e ripristini la legalità” aggiunge. “Se dovesse disattendere le sentenze saremo costretti a rivolgerci alle autorità competenti anche perchè in commissione sanità rifiutano o ritardano nel darci le carte”.
Secondo il capogruppo del Pd, la sentenza del Tar va ben oltre l’annullamento delle delibere commissariali: “ tutti gli atti assunti da Chiodi-commissario sono annullabili, con gravissime conseguenze anche economiche ed eventualmente risarcitorie da parte di terzi, per esempio dagli operatori privati. La sentenza smonta punto su punto l’impostazione da imperatore del presidente Chiodi”
Secondo il Tribunale Amministrativo, infatti, sul diritto alla salute ogni cittadino può far valere i propri diritti, ribadendo che il Commissario non può compiere atti difformi alle leggi approvate dal consiglio, in quanto solo il Consiglio le può modificare. Compito del commissario è, dunque, quello di applicare il piano di rientro precedente e presentare un nuovo piano di rientro, che genera la conseguenza automatica della fine del commissariamento.
“Insomma” conclude D’Alessandro “Chiodi non fa quello che deve fare, cioè l’approvazione del piano di rientro e fa ciò che non può fare, atti aventi forza di legge. Chi paga il tempo perso? I piccoli presidi sono stati smantellati, ora per effetto della sentenza devono tornare come erano. Chi paga?”.
Sulla sentenza interviene anche il consigliere regionale Franco Caramanico, che parla di uno “stop clamoroso” all’operato di Gianni Chiodi, dopo le 8 bocciature incassate nei giorni scorsi da parte dei giudici del Tar a proposito dei provvedimenti sui ricoveri della riabilitazione, adottati con il Programma operativo dal Commissario alla sanità.
“La decisione dei giudici del tribunale amministrativo dell’Aquila sull’illegittimità della decisione di sopprimere il presidio ospedaliero di Guardiagrele” commenta Caramanico “dimostra che tutto l’impianto della politica sanitaria di Chiodi è compromesso da un vizio di illegittimità, che scaturisce dall’abuso di credere di poter assumere decisioni in contrasto con le leggi vigenti della Regione e scavalcando le competenze del Consiglio Regionale. Ed è stata proprio la necessità di difendere i piccoli ospedali, il ruolo e le facoltà dell’assemblea consiliare che mi hanno spinto a presentare ricorso contro le decisioni di Chiodi, ricorso il cui esito è atteso nelle prossime ore, ma sul quale siamo chiaramente ottimisti. Il danno che il Governatore arreca a questa Regione in materia sanitaria si traduce nella interruzione di un percorso virtuoso avviato nel 2007, che ha consentito la diminuzione del deficit e la diminuzione del tasso di ospedalizzazione, indici che con Chiodi sono tornati a salire. E come se non bastasse, la stessa Regione risulta bocciata per i Lea, i livelli essenziali di assistenza. Il Governatore farebbe meglio ad ammettere che il Piano sanitario vigente, voluto dal centro sinistra e frutto di una capillare concertazione con le organizzazioni sindacali, gli operatori e le amministrazioni, rappresenta l’unico strumento valido e possibile per rimettere in sesto la sanità regionale e che le azioni brutali di cancellazione di taluni presidi sanitari rispondono non a logiche di risanamento, ma a scelte politiche scellerate”. E aggiunge: “Di fronte a ciò che accade in Abruzzo, il governo nazionale non può rimanere a guardare. Per questo siamo decisi a scrivere al Presidente del Consiglio, al Ministro della Sanità, al Presidente della Commissione di inchiesta del Servizio sanitario nazionale perché prendano atto di ciò che accade in Abruzzo e agiscano per ottenere la revoca del mandato di Chiodi a responsabile della sanità regionale. Anche se la dignità e il rispetto dei cittadini dovrebbero indurre spontaneamente il Governatore a fare un passo indietro e a rimettere l’incarico”.
Di “abuso” parla, poi, il capogruppo IdV Carlo Costantini: “Prima le sentenze che hanno accolto ricorsi di privati convenzionati con il servizio sanitario regionale; ora le sentenze che riaprono d’autorità ospedali chiusi, come quella relativa a Guardiagrele. In tutte un unico comune denominatore: Chiodi ha abusato dei suoi poteri commissariali, usurpando le prerogative legislative che la Costituzione assegna ai Consigli Regionali. Ora il sistema sanitario abruzzese è davvero allo sbando”.
Costantini parla di “un Piano Operativo 2010 demolito dai Tribunali, con sentenze che aprono il fronte a possibili richieste di risarcimento danni milionarie. Un conto da pagare sulla mobilità passiva maturato negli ultimi due anni che supererà di gran lunga i 100 milioni di euro. Un Piano Operativo 2011 che Chiodi, con l’approccio tipico di chi non guarda oltre la punta del suo naso, si ostina a non pubblicare sul Bura, per ritardare i ricorsi e le richieste di danni che comunque arriveranno e che sempre gli abruzzesi pagheranno. Un livello quali/quantitativo dell’assistenza sanitaria in Abruzzo che fa sprofondare la nostra regione ai livelli delle peggiori d’Italia e trasforma gli abruzzesi in un popolo costretto a pagare le tasse più alte d’Italia e ciò nonostante costretto anche ad emigrare per curarsi. Ora basta! L’Italia dei Valori ritiene che una semplice mozione non basti più e che occorra, invece, un Consiglio Regionale straordinario sulla sanità, nel quale costringere ogni singolo Consigliere Regionale ad assumersi le proprie responsabilità di fronte ai cittadini. Domani presenteremo la richiesta al presidente Pagano, chiedendo che venga calendarizzata e posta in discussione nel più breve tempo possibile”.
Il Pd regionale, intanto, ha chiesto la convocazione della conferenza dei capigruppo per fissare la data di un Consiglio regionale che adotti provvedimenti di merito sulla sanità a seguito delle sentenze e stabilisca un calendario dei lavori per portare in discussione in Consiglio regionale un nuovo accordo con il Governo per il nuovo Piano di Rientro ed un nuovo PianoSanitario, ponendo così fine alla gestione commissariale e all’anomalia abruzzese.