“L’effetto di questi esuberi” è il commento di Alessandro Carbone, coordinatore provinciale di Futuro e Libertà e capogruppo a Chieti “sarebbe dirompente per migliaia di lavoratori tra i diretti e l’indotto e per il riflesso che tutto questo avrebbe sul territorio. La durata incerta della crisi, la ripresa lenta della domanda e la ristrutturazione del sistema produttivo, potranno comportare all’indomani della crisi un ulteriore calo occupazionale. Quindi, forse per la prima volta, la ripresa produttiva, pur lenta, non sarà accompagnata dalla ripresa dell’occupazione. A questo punto emerge che nonostante varie forme di sostegno pubblico di cui tante aziende in Abruzzo hanno usufruito, queste stesse aziende sviluppano nel tempo piani di delocalizzazione e questo a svantaggio del territorio”.
Confrontando, infatti, i dati del 3º trimestre 2008-2010, si rintracciano 33mila posti di lavoro in meno: 7mila riferiti all’industria e 26 mila ai servizi, posti compensati da una crescita dell’agricoltura di 4mila unità. “Vuol dire” traduce Carbone “29 mila posti in meno. Questo significa che la crisi di matrice prima finanziaria e poi manifatturiera si è irradiata nelle molteplici configurazioni del terziario, determinando con il calo dei consumi, il calo del commercio e delle professioni. La politica, senza divisioni di sorta, deve darsi da fare, chiederemo insieme ai consiglieri del “nuovo polo” un osservatorio permanente sul mondo del lavoro e per dare concretezza alla proposta i consiglieri dell’intergruppo “Verso il Nuovo Polo” hanno invitato i capigruppo di maggioranza ed opposizione ad un incontro per organizzare un convegno sulle problematiche del mondo del lavoro in città al quale seguirà nel corso della settimana un apposito incontro istituzionale allargato a Camera di Commercio, Confindustria e Confartigianato. Bisogna chiudere con quegli elenchi interminabili delle cose da fare, vere e proprie lenzuolate inconcludenti”.