Chieti. “Un progetto inutile, del costo complessivo di 2.303.552.000 euro, che si basa su motivazioni insensate”.
Il presidente della Commissione di Vigilanza del Consiglio regionale, Mauro Febbo ha definito così il nuovo project financing per l’ospedale di Chieti nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina a Chieti scalo, alla quale hanno partecipato i Consiglieri Comunali di Forza Italia, Maura Micomonaco, Emilano Vitale e Stefano Maurizio Costa.
“Siamo d’accordo sulla necessità di un intervento per il nosocomio teatino – spiega Febbo – ma sicuramente non in questi termini. Abbattere e ricostruire un edificio che per circa un quarto della sua superficie presenta problemi di cemento impoverito è quanto mai assurdo.
L’ho detto e lo ribadisco, ci sono altre modalità per risolvere queste problematiche ovvero intervenire con le nuove tecniche di ingegneria antisismica per puntare al miglioramento dei manufatti esistenti, pensando a un contestuale restyling e opportuna riorganizzazione logistica dell’ex ospedale San Camillo. Inoltre si potrebbe definire il completamento dei laboratori dell’ex SS. Annunziata, con giovamento per l’economia dell’intera Città.
I punti di debolezza di questo project financing sono numerosi. In primis, a fronte della realizzazione di un nuovo manufatto del costo di 200 milioni di euro, si vogliono affidare numerosi servizi per 30 anni.
Nello specifico si tratta del servizio manutenzione opere edili e affini, manutenzione aree verdi, servizio energia e manutenzione tecnica impianti, lavanolo e sterilizzazione, ristorazione, pulizia e sanificazione, logistica, assistenza e manutenzione della apparecchiature medicinali, gestione laboratori di biochimica, gestione tecnica e amministrativa di radiologia e medicina nucleare.
Inoltre con l’affidamento trentennale di tali servizi, l’Azienda sanitaria teatina sarà vincolata a uno standard attuale mentre nel lungo periodo sicuramente verranno introdotte nuove tecnologie impiantistiche, costruttive o energetiche, a cui peraltro potrebbero essere legati possibili finanziamenti (per esempio europei e a fondo perduto), ma l’Asl sarà ingessata da una matassa di cavilli burocratici e normativi”.
“Altra motivazione per cui siamo assolutamente contrari a questo scenario – riprende Febbo – è l’esternalizzazione dei servizi che in termini strettamente economici rappresenta un impoverimento reddituale della Città e del territorio: oggi le centinaia di persone che sono impiegate all’interno della struttura sono regolarmente inquadrate con contratti da lavoratori dipendenti della sanità, magari con mansioni diverse, e conseguentemente percepiscono uno stipendio dignitoso; in futuro saranno rimpiazzate da altrettanti lavoratori magari di agenzie interinali e/o di cooperative a cui verranno imposti orati ridotti e/o comunque saranno sottopagati.
Credo che l’esperienza dei Cup ne siano la prova conclamata!!! Contemporaneamente si perderebbe almeno il 50 % del personale amministrato e tecnico per la chiusura degli uffici acquisti, appalti ecc…
Dalla lettura più attenta del project financing ci ha colpito anche un altro aspetto su cui esprimiamo la nostra contrarietà, la realizzazione di una vasta area destinata ad attività commerciali che vengono quantificate in ben 26:
· ristorazione (con la bellezza di 750 mq, forse da destinare anche a cerimonie nuziali)
· edicola
· ottico
· parafarmacia
· profumeria
· cosmesi
· telefonia
· bigiotteria
· gioielleria
· orologeria
· ricevitoria
· libreria
· parrucchiere
· fiorista
· calzature
· abbigliamento uomo
· abbigliamento donna
· abbigliamento intimo
· abbigliamento bambino
· accessori uomo
· erboristeria
· alimentare
· gadget
· agenzia viaggi
· caramelleria
· videogiochi
nonché un’ area destinata ad “accoglienza e servizi” di altri 222 mq (sulla quale ognuno è libero di fantasticare).
Entrando sempre nel merito del progetto, dobbiamo rilevare la giustificazione di aver bisogno di una nuova struttura, perché meno di un quarto della stessa è stato realizzata con “cemento impoverito”, ma poi vogliono destinare aree importanti a Centro Commerciale e addirittura DUE MANUFATTI (individuati con le lettere C e D, vedi allegato) rimangono VUOTI A DISPOSIZIONE della Azienda Sanitaria che non ha individuato un immediato utilizzo, come si evince dalla relazione tecnica illustrativa generale.
Un mega progetto di questa portata inoltre non affronta una delle reali necessità: i parcheggi. Si aumenta il numero dei posti gratuiti (destinati ai dipendenti) da 219 a 261 mentre rimangono invariati (sempre gratuiti) quelli per gli utenti deboli (disabili, anziani ecc..) n. 87 e per utenti per dialisi, day hospital, pronto soccorso (ma dove vivono?) n. 101, mentre allo stesso tempo propongono un esiguo aumento di posti a pagamento che da 151 vanno 488.
La cosa più grave però riguarda i posti letto che, nonostante si stia parlando di un’opera mastodontica, resteranno invariati rispetto a quelli di cui si dispone oggi: 437 ai quali si aggiungono i 61 di day hospital e day surgery. Invariato anche il numero delle UOC (Unità Operative Complesse) e quindi invariata l’organizzazione ospedaliera complessiva. Senza contare che il nostro nosocomio è CLINICIZZATO (piaccia o non piaccia a qualcuno) e di riferimenti e/o pareri dell’Università non v’è traccia alcuna nei tanti e voluminosi faldoni che contengono il project financing.
Appaiono quindi ridicoli gli annunci, o meglio le pseudo giustificazioni, messi in giro da qualcuno secondo il quale con questo progetto Chieti avrebbe l’unico Ospedale di II livello in Abruzzo: menzogna bella e buona, ancor di più se viene dai vertici regionali della Sanità e della stessa Asl; purtroppo non abbiamo i numeri sia i termini di fruitori sia in termini di unità specialistiche anche se non mancano le professionalità .
Aggiungo che le dinamiche politiche attuali (sopratutto di questo Governo Regionale e del suo Presente) non supporterebbero tale ambizioso programma, tant’è che nei giorni scorsi abbiamo dovuto leggere anche una proposta, scriteriata e irrazionale, di portare la Cardiochirurgia da Chieti a Pescara.
Alla luce di quanto emerso dal project financig di Maltauro, giunto alla seconda stesura e ottenuto solo il 12 settembre – conclude Febbo – siamo sempre più convinti dell’inutilità di realizzare un’opera faraonica che peraltro “ingesserebbe” il bilancio della intera ASL 02 e metterebbe seriamente a repentaglio la realizzazione dei nuovi ospedali a Lanciano e Vasto, la cui costruzione ormai è improcrastinabile”.
LA REPLICA DI D’ALESSANDRO
‘Nella sua diuturna ricerca di visibilità il consigliere Mauro Febbo si occupa oggi di sanità, in particolare dell’ospedale di Chieti che – quando era assessore nei 66 lunghissimi mesi della giunta Chiodi – non si è mai peritato di menzionare nonostante sin dal 2013 si sapesse che era stato costruito con cemento impoverito.
A Febbo voglio fare presente che confondere i costi di realizzazione (251 milioni) con i costi di funzionamento è come mischiare le mele con le pere: si tratta di cose molto diverse, come ci viene insegnato sin dai tempi delle scuole elementari.
Quanto alla classificazione dell’ospedale al II livello, non è frutto della fantasia di qualcuno ma una precisa statuizione formulata nel decreto 79, quello che disegna il riordino della rete ospedaliera abruzzese.
Infine, è davvero fuori dal mondo la proposta di frammentare il nosocomio teatino in tre sedi (quella attuale, il San Camillo e l’ex SS. Annunziata): è noto che la dispersione delle sedi porta ad un maggior dispendio economico. Ad ogni buon conto, l’istruttoria è in mano alla Asl che rimetterà il proprio parere nei termini adeguati.
Suggeriamo al consigliere Febbo di scegliere altri temi sui quali cercare visibilità, poiché quello della sanità lo vede confuso interprete di dati orecchiati e non approfonditi’, dichiara Camillo D’Alessandro, replicando a quanto dichiarato dall’ex assessore regionale Febbo.