“Quando si arriva a L’Aquila di sera” scrive nella sua lettera “si viene percorsi da un brivido profondo, perché lo sguardo va subito lì, su quella zona buia, il nostro centro storico, la nostra città. A chi non è aquilano, invece, L’Aquila appare una distesa di luci e quel buco nero non viene neanche percepito. Propongo, quindi, che il centro della città sia sempre individuabile, in attesa che le luci che c’erano, tornino ad accendersi. Lo si può fare attraverso l’accensione serale-notturna, di un faro, un fascio di luce ben visibile da piazzare in un punto alto della città. Lo si potrebbe erigere a simbolo della ricostruzione e, magari, proporre un concorso di idee per una illuminazione ecosostenibile. Parlando con molti concittadini, ho trovato non solo condivisione, ma anche la disponibilità a concorrere, tramite sottoscrizione, alla realizzazione di questa semplice e significativa opera”.