Dopo aver asportato i primi 800 metri cubi, le macchine della ditta Nicolaj oggi sono ferme, in attesa delle analisi sul limo dragato per verificarne le presenze di materiale inquinante. Intanto, al pari del Prefetto D’Antuono, la commissione Lavori Pubblici del Comune è andata questa mattina in sopralluogo sul molo di levante per verificare il cosiddetto stato dell’arte; un briefing si è tenuto nei locali di comando della petroliera Tigullio, attraccata per scaricare il carico di petrolio sotto commessa della ditta facente capo all’imprenditore Sabatino Di Properzio. Ma nella piccola insenatura di carico e scarico posta a sud dello sbocco del canale e la diga foranea la Tigullio, balena da 6mila tonnellate di carico, è costretta ad entrarci con un carico di appena 2mila tonnellate per non toccare con la chiglia sul fondale fangoso; il carico si alleggerisce, la nave si solleva, mezza elica naviga sopra il pelo dell’acqua e i viaggi devono ripetersi più volte, con il conseguente aumento dei costi. A riferire l’emergenza che riguarda la Tigullio, come qualsiasi altra nave bisognosa di attraccare a Pescara, sono gli uomini della Capitaneria comandati da Pietro Verna, uno degli addetti all’agenzia incaricata dei traffici portuali, Giovanni Leardi, accompagnati dallo stesso Di Properzio e dal presidente provinciale di Confesercenti Bruno Santori. Tutti d’accordo sul fatto che la prima fase di dragaggio per 2mila metri non servirà a nulla. “Duemila metri cubi non sono niente, abbassano il livello di appena 2 centimetri”, spiega Leardi, “si lavorava meglio quando si stava peggio”.
Per peggio, Leardi, intende prima del 2005, quando non era ancora in funzione la diga foranea e le navi caricavano e scaricavano direttamente nel porto canale. Poi fu adibita questa insenatura al riparo dalla diga trasversale “ma la parte a nord dello sbocco del fiume non è mai stata dragata, e solo in quella si dovrebbero scavare almeno 80mila metri cubi per una condizione decente”, continua Leardi, “quest’estate abbiamo visto addirittura un bagnante camminarci a piedi con l’acqua sotto la vita”. Impraticabile per le navi di grosso carico, quindi, l’uscita e l’entrata all’interno della diga foranea dal lato nord, dove la rotta per il mare aperto è di ampissima manovra: “devono entrare nei 40-50 metri di spazio posto a sud tra la diga e la banchina, ma solo uno strettissimo canale realizzato dal passaggio delle stesse navi ha permesso che il fondale lì sia abbastanza alto. Ora, però, siamo arrivati al punto che le navi devono alleggerirsi al punto che l’elica esca per metà dall’acqua, con notevoli difficoltà di manovra”, precisa Leardi.
Ma se il trasporto di materiale liquido, come il petrolio, permette alle navi una certa stabilità nonostante la poca chiglia pescante, peggio va a quelle per il trasporto di merci secche; e l’attività del porto sta rapidamente morendo. “Di questo passo, a fine marzo chiuderemo le attività petrolifere nel porto di Pescara”, denuncia Sabatino Di Properzio, “con le basse maree che si presentano in primavera e i detriti ulteriori portati dallo scioglimento delle nevi, la nave non potrà entrare nemmeno a carichi ridotti”. Lo stesso genere di allarme viene lanciato dai consiglieri comunali Pd Moreno Di Pietrantonio, Florio Corneli e Enzo Del Vecchio: “Ditte che lavorano nel porto da 70-80 anni sono costrette alla cassa integrazione, decine di operatori portuali sono stati licenziati, l’indotto è fermo: le ditte per il trasporto degli idrocarburi non riescono a rinnovare i contratti e nessun traghetto turistico potrà partire o arrivare a Pescara”, affermano.
La speranza di tutti è quella per un accelerazione delle procedure di affidamento dei poteri commissariali ad Adriano Goio, incaricato dal Ministero delle Infrastrutture ad intervenire in forma straordinaria dopo la dichiarazione dello stato di Emergenza, grazie alla quale il Provveditorato alle opere marittime aveva stanziato un fondo ulteriore di 1milione 900mila euro: poteri commissariali che potrebbero stringere i tempi per gare di appalto e assegnazione per l’asportazione di altre migliaia di metri cubi di fanghi. Non si placa, intanto, la polemica sui costi dell’attuale escavo: circa 250 euro a metro cubo dragato è quanto attualmente viene corrisposto alla ditta Nicolaj, per asportare, analizzare, trattare e portare via il fango: “Se si fosse individuato prima un idoneo sito di stoccaggio, la soluzione sarebbe stata più efficace e meno dispendiosa”, aggiungono gli esponenti Pd.
E come non bastasse, il porto è al buio da 2 settimane: un corto circuito sarebbe stato riscontrato negli impianti elettrici delle torrette-faro, inducendo l’Enel a togliere la fornitura elettrica all’intera struttura portuale, fino all’intervento di una ditta bolognese, già incaricata di eseguire i lavori di riparazione.
Il commento del presidente della Commissione Lavori Pubblici, Armando Foschi. “Il dragaggio è partito lo scorso 11 febbraio – ha ricordato il Presidente della Commissione consiliare Lavori pubblici Armando Foschi nel corso del sopralluogo odierno effettuato presso il molo di levante per verificare lo stato di avanzamento del cantiere, aperto appena 5 giorni fa. Presente anche il comandante della Direzione Marittima Pietro Verna e il Prefetto di Pescara Vincenzo D’Antuono. Il sopralluogo è iniziato a bordo della nave Tigullio, ferma in porto per le operazioni di scarico del gasolio, con il proprietario, l’imprenditore Sabatino Di Properzio, e il direttore della Sanmar, Bruno Santori, in rappresentanza anche della Camera di Commercio. dopo un vertice convocato d’emergenza con il Provveditore delle Opere pubbliche Interregionali Lazio-Abruzzo-Sardegna Donato Carlea – Nel frattempo la Regione Abruzzo, su impulso dell’amministrazione comunale, aveva già avanzato al Governo la richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza del nostro porto, una condizione che ha consentito di incrementare il fondo a disposizione per il dragaggio sino a 4milioni 400mila euro complessivi, con lo stanziamento straordinario di 1milione 900mila euro da parte del Provveditorato e di altri 2milioni di euro Fondi Fas annunciati dalla Regione Abruzzo, vertice tra l’altro seguito da una nuova lettera del sindaco Albore Mascia indirizzata al Provveditore Carlea per ribadire lo stato d’emergenza. E per l’avvio delle operazioni è giunto direttamente da Roma anche l’ingegner Luigi Minenza, il Responsabile unico del procedimento per il Provveditorato, che ha assunto la guida delle operazioni. L’11 febbraio la benna della draga ha fatto la prima immersione nelle acque della darsena: i materiali dragati vengono dapprima depositati in una vasca situata a bordo della draga stessa. Quando la vasca si riempie, il materiale viene scaricato su una seconda vasca, situata all’inizio del molo di levante, dove si svolgono le operazioni di lavaggio attraverso l’acqua desalinizzata condotta attraverso una tubatura che attraversa la banchina sud; quindi lo stesso materiale viene trasferito su una terza vasca, sempre sistemata sul molo di levante, dove avviene l’operazione di essiccamento, in attesa del suo prelievo da una ditta incaricata che trasformerà quei fanghi in cubi da riutilizzare in edilizia come materiale di riempimento. E la prima fase delle operazioni è in realtà già a buon punto visto che in cinque giorni sono stati dragati ben mille metri cubi di fanghi sui 2mila previsti, che però è una quantità assolutamente irrisoria per le esigenze del porto canale di Pescara, dove alcuni punti hanno una profondità di appena un metro, come all’altezza della boa posta sull’ingresso nord della diga foranea e a ridosso della stessa diga, una situazione che oggi consente a navi e pescherecci di entrare in porto solo dall’ingresso sud-est dove lo stesso transito dei mezzi ha consentito di conservare un minimo canale di transito con danni però alle eliche. L’amministrazione comunale ha ovviamente ribadito il proprio impegno affinchè venga data continuità alle operazioni odierne, proseguendo l’escavazione sino alla copertura dei 4milioni 400mila euro resi disponibili. E a tal fine è fondamentale giungere alla rapida definizione della nomina di Goio quale Commissario con poteri straordinari per attuare tutte le procedure della somma urgenza richieste dal ‘caso’. Attraverso la consigliera regionale Petri abbiamo investito nuovamente il Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi della problematica, per un intervento presso il Capo della Protezione civile, Gabrielli. Il nostro obiettivo resta quello di accelerare quanto più possibile le procedure in atto, assicurando almeno l’escavazione di 70mila metri cubi di sabbia. Tra l’altro con l’arrivo di Goio potrebbe anche essere mobilitata una seconda draga per accelerare le operazioni di bonifica dei fondali, garantendo la conclusione dell’intervento ben prima dell’inizio della stagione balneare. Ma soprattutto tale operazione è fondamentale in previsione dell’inizio dei collegamenti della Snav con la Croazia. Tra l’altro quest’anno ricorrerà il trentennale di Medjugorje, con una previsione di almeno 4milioni di fedeli che si recheranno nella città delle apparizioni della Madonna. Il nostro obiettivo potrebbe essere quello di intercettare una fetta di tale turismo religioso per non dirottarlo completamente su Ancona”.