“Ai 140 dipendenti” si legge nella nota “è stata data la possibilità di continuare la propria professione in altre sedi all’estero, ma chi sarà impossibilitato a spostarsi perderà il posto di lavoro. Tale decisione avrebbe un impatto drammatico sia per i lavoratori che per le loro famiglie, dal momento che solo pochi ricercatori avranno la possibilità materiale di accettare la proposta di ricollocazione all’estero mentre, data la specificità del lavoro svolto, le possibilità di ricollocazione sul territorio sono praticamente inesistenti. Si apre anche un problema per tutto l’indotto collegato con il lavoro del centro tecnico”. Secondo le stime, infatti, più di 500 persone saranno impattate negativamente da tale decisione. “Un aspetto da scongiurare, inoltre, è la perdita del know-how che la chiusura del centro apporterà al nostro territorio, confermando come l’Italia non riesca a proteggere il settore della ricerca: settore presupposto a ridefinire il rilancio economico del Paese”.