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Atessa, Forza Nuova: mostra sui ‘crimini partigiani’

Atessa. Attraverso una regolare affissione sui cartelloni pubblicitari della nostra città, abbiamo deciso di raccontare alcune delle storie tragiche degli italiani assassinati dai partigiani comunisti. Una vera e propria mostra, ma alla luce del sole, lungo le strade di Atessa!

 Diversi manifesti, ognuno dei quali racconta una delle quattro terribili vicende scelte, simbolicamente tra le tante, con il tentativo di raccontarle tutte. Atrocità che si consumarono tra il Veneto e l’Emilia-Romagna: una bambina stuprata e uccisa (Giuseppina Ghersi), un giovane seminarista spogliato della sua veste talare e assassinato (Rolando Rivi), una strage di civili (Schio) e quella di militari della RSI trucidati dopo una resa accordata (Oderzo). Fatti avvenuti, spesso, dopo il 25 aprile 1945, quando la guerra era finita, quando l’odio e la ferocia partigiana insanguinarono il nord Italia, non risparmiando nessuno: uomini, donne, bambini, anziani, civili, sacerdoti e militari. Un sospetto di ‘simpatie’ per il fascismo significava la condanna a morte e, se eri ‘fortunato’, passavi prima per un processo sommario. Oltre 20mila epurati nei mesi e negli anni successivi alla fine della guerra.

 Con questa iniziativa cerchiamo di rendere ‘giustizia’ a quei Patrioti che non la ebbero dai tribunali, dalle istituzioni e dalla politica. 100mila italiani morirono tra le fila della Repubblica Sociale Italiana e non possono essere lasciati nell’oblio.

 Il 25 aprile è una festività da abolire, perché gli italiani non vi si riconosco più. I motivi possono essere sintetizzati nella lettera di Marcello Veneziani inviata nel 2015 al direttore del quotidiano ‘Il Tempo’: “Perché non è una festa inclusiva e nazionale, ma è sempre stata la festa delle bandiere rosse. Perché è una festa contro gli italiani del giorno prima, ovvero non considera che gli italiani fino allora non erano stati certo antifascisti. Perché non rende onore al nemico, anzi nega dignità e memoria a tutti costoro, anche a chi ha dato la vita per la patria, solo per la patria, pur sapendo che si trattava di una guerra perduta. E poi perché l’antifascismo finisce quando finisce l’antagonista da cui prende il nome. E il fascismo è morto e sepolto da una vita e non può sopravvivergli chi è nato con l’esclusiva missione di abbatterlo. Perché quando una festa aumenta l’enfasi col passare degli anni anziché attenuarsi, come è legge naturale del tempo, allora regge sull’ipocrisia, è usata retoricamente e politicamente. Perché è solo celebrativa, a differenza delle altre ricorrenze nazionali. Si prenda il centenario della prima guerra mondiale: è ricordata anche nel suo aspetto tragico e catastrofico, nei suoi errori e nei suoi orrori, mentre il 25 aprile è solo celebrativo, non ricorda le pagine nere, sporche o sanguinose che l’hanno accompagnata né distingue tra chi combatteva per la libertà e chi voleva instaurare un’altra dittatura in Italia. E in ultimo perché celebrando sempre e solo il 25 aprile, rimasta l’unica festa civile osservata in Italia, si riduce la storia millenaria di una patria, di una nazione, ai suoi ultimi 70 anni. Troppo poco per l’Italia e per la sua civiltà.”

 Nell’attesa di un provvedimento che riconduca il giorno del 25 aprile alla sola festa di San Marco Evangelista, esortiamo le istituzioni, in modo particolare i sindaci, ad avere il coraggio e la dignità, durante i loro discorsi, di spendere una parola per quei Connazionali che, animati da un fervente amore per la Patria, la Fede e la Libertà, combatterono e caddero eroicamente ‘dall’altra parte’. Lo stesso invito lo rivolgiamo ai docenti: parlate ai vostri alunni di questi crimini, affinché la loro formazione sia completa e non sia influenzata dalle menzogne!

 Con questa iniziativa, Forza Nuova dimostra che oggi è avamposto di verità e giustizia: coraggiosamente informa gli italiani affinché “la verità li renda liberi”.