Ossia, la sospensione applicata dall’istituto non era regolata da nessuna norma od ordinanza, ragione per la quale dopo aver rilevato l’errore si è avviato un recupero dei contributi congelati, con modalità che però hanno creato problemi ai cittadini. “Ora L’Inpdap vorrebbe recuperare nel più breve tempo possibile quanto sospeso in maniera erronea”, scrive Lolli, “ma questo metterebbe in difficoltà economica oltre 5mila persone, in grande parte pensionati, residenti nei comuni fuori cratere. Qualche cosa si muove, però, perché l’Inpdap comincia a fare delle ipotesi per rimediare all’errore fatto ma sembra ancora non aver capito che un errore dell’azienda non può essere pagato dai cittadini. Si parla di sei mesi di rateizzazione oppure di un intervento sul quinto dello stipendio o sulle tredicesime delle pensioni ma queste soluzioni non sono accettabili. Chiediamo che quanto erroneamente sospeso venga certamente restituito ma in 60 rate per non ridurre ulteriormente le entrate dei cittadini residenti fuori cratere che stanno già pagando altre rate per restituire pagamenti sospesi”.