Pescara. ‘Le dichiarazioni dell’ex assessore regionale Febbo sul centro agroalimentare La Valle della Pescara sono infarcite di inesattezze.
Nel corso dell’assemblea straordinaria dei soci del 19 dicembre 2013, convocata per lo scioglimento e la messa in liquidazione della società, l’allora assessore Febbo, dopo aver appreso che gli altri enti pubblici soci ritenevano impercorribile la via della cessione gratuita delle loro quote alla Regione, ebbe infatti testualmente a dichiarare: “In questo momento c’è l’impossibilità di andare avanti e quindi si pensa allo scioglimento”.
Questo è quanto documenta il verbale redatto dal notaio Maria Russo (repertorio 107306 – raccolta 17568) con il quale è stata decretata la morte del consorzio agroalimentare La Valle della Pescara.
In quella occasione si è deliberato “di conferire ai liquidatori tutti i poteri necessari per addivenire alla liquidazione e più precisamente: la cessione dell’azienda sociale, di rami di essa, ovvero di singoli beni e diritti, o blocchi di essa (art. 2487 c.c.) previa autorizzazione a maggioranza dell’assemblea dei soci”.
Il programma delineato dalla precedente giunta era, dunque, ben diverso da quanto rappresentato per pura propaganda.
Quindi, in sintesi:
1) i conti della società erano deficitari, tanto da far pensare al fallimento (si legge sempre nel richiamato verbale: “Certamente l’idea dell’assessore Febbo sarebbe una strada per evitare il fallimento ed è pur vero che l’Ente pubblico non potrà cedere gratuitamente, ma ci si augura che le parti siano veloci a trovare una soluzione di comune accordo”);
2) non veniva svolta neppure attività minima di manutenzione all’interno della struttura;
3) il sodalizio è stato sciolto per aprire la fase di liquidazione (che prevede notoriamente la dismissione dei beni) non certo l’acquisizione di altre quote, che peraltro nessun socio intendeva cedere alle condizioni proposte (si veda sempre il richiamato verbale assembleare);
4) ancor prima dell’apertura della liquidazione era già in programma una imbarazzante cessione immobiliare, prodromica a trasferire a terzi (altro che acquisizione totale delle partecipazioni per risparmiare a livello fiscale!) la struttura che ospita il mercato.
A ciò deve aggiungersi che:
1. la Valle della Pescara non ha acquisito la SMA ma ha solo riportato all’interno i servizi da questa gestiti;
2. i liquidatori, prima di lasciare l’incarico, hanno stipulato convenzioni (anche con SMA) che meriterebbero approfondimento;
3. la transazione raggiunta con un fornitore, che ha portato notevole risparmio, nasce forse da contratti “discutibili” precedentemente stipulati;
4. nei bilanci relativi ai precedenti esercizi era stato stranamente appostato un debito proprio verso quel fornitore, debito poi contestato in giudizio (con intuibili enormi difficoltà determinate dal “riconoscimento”) dagli stessi amministratori della società;
5. i crediti dei due fornitori (in tutto circa 80mila euro) che – a mezzo del loro legale – si dichiarano insoddisfatti sono stati contestati anche nelle competenti sedi’, dichiara nella sua replica l’Assessore Regionale all’Agricoltura, Dino Pepe.