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Pescara, su Micromega il caso dei manifesti vietati

Pescara. Anche Micromega si occupa del caso dei manifesti dell’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) vietati dal sindaco di Pescara. La rivista punta l’indice sul provvedimento adottato da Luigi Albore Mascia, oggetto di diatribe anche a livello cittadino.

Sulla questione, Maurizio Acerbo, consigliere comunale di Rifondazione, non è tenero nei confronti del primo cittadino. “ Sulla rivista” scrive Acerbo, “ è uscito un articolo che giustamente ridicolizza il sindaco di Pescara e che evidenzia la censura fatta dal sindaco sui manifesti vietati. Sulla vicenda abbiamo espresso immediatamente la condanna per un gesto demenziale, illegale e illegittimo, sul quale è stata anche presentata un’interrogazione”.

Ecco, comunque, uno stralcio dell’articolo pubblicato sulla rivista Micromega.

Ancora più eclatante la notizia che arriva da Pescara, dove è stata vietata l´affissione di un manifesto dell´Uaar, ispirato alla citata sentenza della Corte di Strasburgo. Vale forse la pena di riportarne per intero il brevissimo testo: «Crocifisso a scuola? No, grazie. Le aule non sono chiese, le cattedre non sono altari. I diritti umani vanno rispettati sempre, al di là delle fedi religiose o politiche». In un paese civile d´Europa sarebbe un´ovvietà. Non lo è per il sindaco di destra di Pescara, Luigi Albore Mascia, che, «come Amministratore e come cristiano», sente il dovere di tutelare «la credibilità di un simbolo storicamente condiviso dall´intera cristianità» (Nota giustificativa del 23 dicembre 2009, a firma del Mascia). Non contento di accennare ad una fantagiuridica configurazione di reato di vilipendio della religione, si appella all´art. 19 della Costituzione, che sancisce per tutti il «diritto di professare liberamente la propria fede religiosa» e di «esercitare in privato e in pubblico il culto».

Che cosa c´entra l´art. 19 col divieto d´affissione? E poi, se c´è libertà religiosa, non c´è anche libertà per chi religioso non è? E perché un sindaco dovrebbe confondere la sua funzione pubblica con le proprie convinzioni religiose private? E perché trattare come cittadini di serie B i non credenti? Se per ipotesi il sindaco Mascia non fosse cattolico e credente, ma ateo o agnostico, sarebbe per questo autorizzato a discriminare i credenti? No, la Costituzione non glielo consentirebbe: atei, agnostici o credenti di qualsiasi fede, tutti hanno uguale diritto alla libertà d´espressione.
Ecco perché i crocifissi sono simboli di parte se esposti nei luoghi pubblici. Ciò che è pubblico è di tutti, non di una parte, fosse anche maggioritaria.

Questa è laicità. Il resto è clericalismo. E per giunta incostituzionale”…..