Pescara. Chiederlo a lei, che sembrerebbe la protagonista della diatriba, risulta inutile. Veronica Teodoro, l’assessore più giovane d’Italia, non vuole proprio entrare nella querelle che vede il padre Gianni, politico di lungo corso nello scenario cittadino e provinciale, citare in giudizio per lesione d’immagine la capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio comunale Enrica Sabatini per 250mila euro.
Eppure si incentra sulla sua nomina ad assessore non eletto nella Giunta Alessandrini la considerazione che la pentastellata ha fatto, parlando di “familismo amorale” e di incarico su indicazioni del papà, membro di una famiglia che di posti in amministrazioni pubbliche ne ha sempre occupati. “La querela non mi riguarda”, si difende dalle interviste l’assessore al Patrimonio 19enne, “l’ha fatta mio padre, chiedete a lui”.
In Consiglio, invece, è stato lo zio consigliere Piernicola a ribattere al discorso fatto ieri dalla Sabatini, durante il quale ha fatto capire di essere stata intimidita politicamente e non per la faccenda già mesi fa: quasi un anno fa, infatti, ha mosso la sua accusa al sindaco e il 26 dicembre ha ricevuto la citazione da Gianni Teodoro che finirà davanti al giudice il prossimo 15 aprile.
Nessuna querela, invece, per Carlo Masci, consigliere di Pescara Futura ed ex assessore regionale che con i Teodoro si scontra da tempo e ieri è stato l’unico a prendere le difese della neofita Sabatini, confermando e ripetendo di averne dette ben di peggio al silente assessore e ai suoi parenti (Guarda il video del botta e risposta in Aula).
Largo, invece, il sostegno che la capogruppo M5S dice di aver riscosso dopo l’annuncio del pesante risarcimento richiestole. Se il popolo grillino si è mobilitato da tutta italia, con decine di avvocati pronti a darle supporto legale (ma c’è già l’onorevole e avvocato Andrea Colletti a difenderla) e la rete social schierata con un hastag #NoiStiamoConEnrica, anche chi si è dichiarato avverso al movimento capeggiato da Grillo le ha inviato messaggi di solidarietà e di indignazione per quello che viene definito un attentato alla democrazia.