Teramo, condizioni dei detenuti di alta sicurezza: “Il Comune istituisca la figura del garante locale”

Il Centro Politico Comunista Sandro Santacroce interviene sulla missiva di denuncia resa pubblica ieri da Amnistia Giustizia e Libertà Abruzzi, riguardante le condizioni nelle quali si trovano i detenuti in regime di alta sicurezza del carcere di Castrogno.

“La lettera diffusa dall’avvocato Di Nanna, scritta dai detenuti dell’alta sicurezza del carcere di Castrogno, racconta una storia che da anni conosciamo – dicono – Croniche mancanze e gravi inadeguatezze sono le caratteristiche del penitenziario teramano che nessuno ha il coraggio di affrontare. Lasciare uomini e donne, e nel caso di Teramo anche bambini, marcire dentro una cella è la via più semplice da perseguire, lo sa l’amministrazione penitenziaria così come la politica. Siamo stufi di sentir parlare alle soglie del 2020 di condizioni inumane. Se sta bene a chi comanda, e quindi così sta bene a tutti, a noi no!”.
E ancora: “Facciamo quindi nostro l’appello dei reclusi e rilanciamo con forza la richiesta di nomina del garante dei detenuti che la Regione Abruzzo in otto anni, per squallidi giochetti politici, non è riuscito ancora a nominare. Proponiamo inoltre ufficialmente al Comune di Teramo di nominare la figura del garante dei detenuti comunale che molte città italiane già hanno. Castrogno non può e non deve restare il buco nero di Teramo. Bisogna far luce ed entrare dentro quel mostro di cemento volutamente costruito lontano dagli occhi della gente per dare alla popolazione carceraria una vita dignitosa così come la devono avere tutti gli esseri umani. Lavarsi con acqua fredda, vivere in un ambiente antigenico, disporre di una limitata scelta di canali televisivi, non avere attività di reinserimento e lavorative oltre che prospettive future, sono un’ulteriore crudeltà ad una già dura mancanza di libertà. Da nessuna parte è scritto che il carcere debba essere sofferenza! É compito di noi tutti pretendere un sistema diverso. Un sistema che dia dignità e speranza”.
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