Università Teramo, Rettore D’Amico: smettiamo di considerare gli studenti semplici mangiatori di pizze

Teramo. Nella querelle che si è generata tra il sindaco Maurizio Brucchi e l’Università di Teramo, relativamente alle strategie del futuro, si innesta l’intervento del Rettore Luciano D’Amico.

 

L’intervento del Magnifico Rettore

 

“Nell’attuale contesto normativo le università, per crescere e svilupparsi devono potenziare la propria capacità di acquisire risorse, poiché godono – e devono rispettarne i limiti – di autonomia finanziaria. Questo significa operare su due direttrici: la prima, attrarre studenti e consentire loro di laurearsi nei tempi previsti perché il finanziamento ministeriale sarà sempre più commisurato al numero di studenti in corso (per Teramo, ad esempio, uno studente di Giurisprudenza che si laurei in tempo apporta un finanziamento di circa 35.000 euro); la seconda, produrre ricerca di qualità per ottenere finanziamenti esterni su procedure competitive la cui percentuale di successo oscilla ora tra circa il 3% e il 5% (per Teramo, ad esempio, negli ultimi due mesi l’aggiudicazione di 2 progetti Horizon 2020 ha portato alla Città un finanziamento europeo aggiuntivo di circa 2,5 milioni di euro).

 
In Abruzzo operano egregiamente tre Università cui si offre una scelta tra due alternative: fare ciascuna un po’ di tutto con un approccio generalista, coltivando il proprio “orticello” in una prospettiva di liceizzazione; oppure, rafforzare la complementarità e fare una scelta condivisa di specializzazione, rilanciando l’aspirazione a un Sistema universitario regionale in grado di competere nello scenario internazionale.
In tal senso, in accordo con gli Atenei di L’Aquila e Chieti-Pescara, l’Università di Teramo ha scelto la strada della specializzazione e ha proposto di ridefinire le proprie aree vocazionali indicando per sé quelle di Polo giuridico, di Polo agro-bio-veterinario, di Polo per la Pubblica Amministrazione e di Polo delle arti, musica e spettacolo; l’unicità di competenza è da intendersi, naturalmente, come individuazione in Teramo di poli attrattori delle migliori risorse dell’intero Sistema regionale.

Come realizzare questo ambizioso progetto di sviluppo?

Il Polo giuridico è chiamato a integrare le migliori competenze di settore dei tre Atenei intorno al nucleo teramano per costruire un Gruppo di ricerca in grado, da un lato, di partecipare con successo alle procedure competitive per l’acquisizione delle risorse e, dall’altro, di sviluppare un’offerta formativa di elevata qualità e, per questo, maggiormente attrattiva.
Il Polo Agro-bio-veterinario, considerata la presenza in Città dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, è chiamato a una scelta aggregativa che, capace di catturare nella propria orbita il Polo di innovazione AGIRE e il Distretto tecnologico agro-alimentare, possa sfruttare sinergie e complementarità in grado di assicurare un importante ruolo internazionale al nuovo organismo.
Il Polo per la Pubblica Amministrazione andrà articolato con gli altri Atenei regionali nella logica della valorizzazione delle competenze esistenti; la posta in gioco è molto alta e potrebbe condurre al rilancio di tutte le Amministrazioni pubbliche regionali.
Infine, il Polo arte, musica e spettacolo non può che essere pensato insieme agli atri Atenei con un forte raccordo con le altre Istituzioni di Alta formazione, ossia ciò che sarà l’Istituto Braga a statizzazione completata, i Conservatori di L’Aquila e Pescara e, perché no, l’Accademia di belle arti di L’Aquila.
È questo il progetto che l’Università teramana ha elaborato lo scorso maggio nella Conferenza generale di Ateneo, progetto che sta perfezionando nel Comitato di coordinamento dei rettori delle università abruzzesi e che intende proporre alla riflessione delle altre strutture potenzialmente interessate.
Date queste premesse, che significato assume la querelle sull’apertura di una sede distaccata di Giurisprudenza a Pescara? Non è una questione che riguarda solo l’Università, alla quale compete la proposta di un’offerta formativa attrattiva, la predisposizione di strutture didattiche adeguate, la cura e l’aggiornamento della biblioteca, in definitiva l’offerta ai propri studenti di condizioni ideali per costruire il loro percorso di alta formazione.
Poi, la Città.
Al riguardo, posso solo ribadire – ancora una volta – la più convinta disponibilità dell’Ateneo: così, ad esempio, per offrire una risposta concreta all’annoso problema dei trasporti, l’Ateneo ha deciso (in accordo con il concessionario del servizio di trasporto urbano di Teramo) di acquistare due autobus urbani per integrare già nei prossimi giorni le corse a disposizione degli universitari nelle ore di punta e per collegare finalmente Piano d’Accio (voglio precisare che gli autobus erano stati offerti in donazione da TUA all’Università quale gesto di riconoscimento del mio incarico di presidente a titolo gratuito ma, per evitare all’Ateneo l’ennesima denuncia, ho preferito declinare la proposta e, grazie anche al contributo dell’Adsu, procedere nell’acquisto a prezzo di mercato).
In questo contesto, ricordando l’impegno profuso per evitare l’apertura di un corso quinquennale a ciclo unico di Giurisprudenza a Pescara da parte di altra Università (al danno si sarebbe aggiunta la beffa), nell’immediato non si procederà a ripetere su Pescara l’apertura di una sede distaccata come ad Avezzano, ma per il futuro le scelte non dipenderanno solo dall’Ateneo poiché saranno determinate anche dalle decisioni della Classe dirigente della Città in tema di servizi per l’accoglienza ai potenziali studenti.
Su questo ultimo aspetto mi permetto di lanciare un appello, ben consapevole di come il nostro Sindaco sia pronto ad impegnarsi senza riserve per il bene della Città: creiamo le condizioni perché si smetta di considerare gli studenti solo come “mangiatori di pizze” cui locare appartamenti anche fatiscenti. È offensivo per gli studenti, per la stessa Università e non consente alla Città di sfruttare appieno la loro grande potenzialità. Gli studenti sono professionisti in formazione, concorrono a formare la ricchezza culturale della Città, possono sostenere lo sviluppo creando start-up innovative e realizzando concretamente quel trasferimento tecnologico di cui le nostre imprese hanno un gran bisogno: non è un caso che, mentre noi indugiamo su discussioni autoreferenziali, i Paesi più progrediti intercettano i nostri giovani più brillanti e costruiscono anche grazie a loro uno sviluppo durevole. Se non per rispetto, almeno per convenienza riconosciamo loro la stessa dignità degli altri gruppi sociali che definiscono la nostra Comunità”.

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