Tortoreto, sciopero Betafence: le fiaccole si accendono di nuovo. “Politica assente” FOTO VIDEO

Tortoreto. Le fiaccole della Betafence si accendono anche in pieno giorno, dinanzi allo stabilimento di Tortoreto nella giornata di sciopero indetto dalle maestranze per scongiurare i propositi di chiusura dell’azienda e della sua delocalizzazione in Polonia.

 

I dipendenti si avvicinano, simbolicamente anche alla Provinciale 8 accennando una timida occupazione, ma solo per far sentire la propria voce. Una voce che al momento sembra non arrivare dalle istituzioni, quelle regionali in primis, che dopo l’attivismo della prima ora, al momento, sembrano essersi diradate. E’ un percorso ad ostacoli quello dei 155 dipendenti dell’azienda di Tortoreto, leader nel campo della produzione di reti e recinzioni metalliche, che la proprietà (fondo internazionale), ha deciso, senza motivi plausibili di chiudere. L’ultimo vertice in video-conferenza, al Mise, non ha certo soddisfatto maestranze e rappresentanze sindacali.

 

 

Anzi, il fatto che la proprietà abbia poi portato in esame dati economici figli di un calo di commesse (ma dopo l’annuncio della chiusura dello stabilimento, con storici clienti che si stanno guardando altrove), ma non quelli precedenti e il piano strategico, non ha fatto altro che accrescere il malumore dei dipendenti.

Lo sciopero.  Oggi le segreterie provinciali di Fim Cisl e Fiom Cgil e le RSU aziendali hanno proclamato uno sciopero di otto ore con un presidio dinanzi allo stabilimento della Betafence. Le maestranze continueranno la loro battaglia in attesa del prossimo appuntamento al Mise.

Domani una delegazione sarà presente a Teramo, in occasione della presenza del premier Giuseppe Conte al Forum sul Gran Sasso. Mentre analoga iniziativa sarà programmata in occasione della prossima seduta del consiglio regionale. A dare sostegno ai lavoratori, questa mattina, era presente il consigliere regionale Dino Pepe, che non è stato tenero nei confronti della Regione, assente al vertice in remoto con il Mise.

 

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Sandro Mariani. Non ci sta il Capogruppo di “Abruzzo in Comune” Sandro Mariani che chiede, con forza, un maggiore coinvolgimento della politica dinanzi a questo ennesimo “schiaffo” lanciato contro il tessuto produttivo della provincia di Teramo. “Hanno ragione i sindacati a chiedere, a gran voce, un impegno concreto da parte delle istituzioni. Personalmente ho già chiesto l’intervento diretto del Senatore Luciano D’Alfonso, Presidente della Commissione permanente Finanze e Tesoro del Senato, il quale mi ha garantito che interverrà presso il MiSE affinché siano rispettati gli accordi presi dall’azienda presso le sedi istituzionali e si discuta così, “a carte scoperte”, di questa delicata situazione.

 

In ballo infatti non c’è solo il futuro di una realtà che offre lavoro a tanti nostri concittadini, ma anche la tenuta economica di una provincia che, negli ultimi due anni, ha dovuto fare i conti con troppe crisi aziendali”. Il Capogruppo di “Abruzzo in Comune” punta il dito poi contro la Giunta Marsilio, incapace di farsi sentire nei tavoli di confronto sindacali e spesso troppo “morbida” dinanzi ai comportamenti non proprio lineari di multinazionali e padroni. “Abbiamo un Assessore al Lavoro teramano che è impegnato su molte vertenze abruzzesi, ma è spesso assente proprio nella sua provincia, anzi, proprio nel suo territorio, del quale evidentemente non ha interesse visto che non è stato eletto, ma nominato dall’alto.

 

Abbiamo consiglieri e amministratori del centrodestra che sono sempre in prima fila, a favore di telecamere, al fianco dei lavoratori in cortei e picchetti, ma che scompaiono quando le luci si spengono e la politica dovrebbe lavorare invece “ai fianchi” per il bene del territorio” aggiunge Mariani.

 

 

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