Il presidente del Coordinamento Codice Rosso, Adele Di Rocco, risponde alle dichiarazioni dell’avvocato Di Nanna, in merito alla vicenda del professore di Scienze arrestato per violenza sessuale nei giorni scorsi, in particolare sulla definizione di “presunte vittime streghe del 600 e il presunto stupratore uomo buono”.
“Le terribili dichiarazioni non passano in sordina ma che hanno lo scopo di un talk-show interazioni tra media e opinione pubblica quando i processi si sostituiscono a quelli reali, prendendo forma nella quale ogni individuo dispone della libertà di parola, spesso facendo venir meno quella degli attori coinvolti. Motivo per cui si assumono toni molto accesi e orientamenti colpevolisti, volti a screditare l’immagine dell’imputato e a indagare sui possibili moventi”.
E prosegue Adele Di Rocco: “Questo fa sì che nei processi mediatici non ci sia alcun limite deontologico da rispettare nei confronti delle persone coinvolte, motivo per cui spesso anche le vittime possono essere definite colpevoli. Accade questo purtroppo nei casi di processi applicati per reati sessuali, i quali spesso si trasformano in una gogna pubblica per la vittima. Sorgono spontanee delle domande: perché delle studentesse dovrebbero mentire affrontando un processo dove verranno ascoltate e dovranno fornire dei elementi di fatto per sostenere l’accusa di stupro? Perché l’uomo che è accusato di stupro viene elogiato per il ruolo che riveste definendolo buono? Fortunatamente disponiamo di un ordinamento giuridico formato da norme e leggi in cui auspichiamo la verità e la giustizia e il pronto intervento del Garante dell’infanzia”.