Giulianova. In occasione della “Giornata del Ricordo”, istituita con la legge 30 marzo 2004 numero 92, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, il Comune di Giulianova, nel rispetto delle norme anti Covid-19, ha organizzato un momento istituzionale per commemorare la figura del poeta Antonio De Micheli, arrestato e internato dagli austriaci nella Prima Guerra Mondiale ed esule dalmata alla fine della Seconda.
Nato a Sebenico il 24 giugno 1881 e vissuto come esule negli ultimi anni a Roseto degli Abruzzi, irredentista, giornalista, docente ed esule dalmata, De Micheli visse tra i due conflitti mondiali e fu testimone diretto degli orrori delle guerre, per poi morire a Pescara il 22 aprile 1964 ed essere sepolto nel cimitero monumentale di Giulianova, secondo le sue ultime volontà.
Come racconta il ricercatore storico giuliese Walter De Berardinis, autore dei principali studi su De Micheli, “la salma, per espressa volontà del poeta, fu tumulata a Giulianova, alla presenza di una delle due figlie; amava anche Giulianova antica e il suo cimitero monumentale”.
Per onorare Antonio De Micheli, questa mattina, all’ingresso del cimitero, è stata scoperta una targa alla sua memoria, alla presenza del sindaco Jwan Costantini, dell’assessore alla Cultura del Comune di Roseto Carmelita Bruscia e del commissario dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon ed autore degli studi su De Micheli Walter De Berardinis, recante l’incisione, “Qui riposa in pace il poeta apocalittico “ENNE ENNE”. Nei suoi canti invocò il Caos e la Morte, tentò ogni mezzo di prolungare la vita sino alla più tarda età”.
L’iniziativa istituzionale gode dell’alto patrocinio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon.
Nel suo intervento il ricercatore De Beradinis ha ricordato che la città di Giulianova ospitò gli sfollati italiani alla fine delle ostilità del 1945, tra cui alcuni esuli provenienti dall’Istria, Fiume e Dalmazia. Una di queste famiglie, tra le tante ancora presenti in città, si segnalano i Volpe, che diedero in quei tragici giorni, il loro tributo di sangue con la morte del figlio Armando Volpe, nato a Castel di Sangro il 28 novembre 1919, residente a Fiume e morto il 22 luglio 1945 nel campo di concentramento di Borovnica (oggi in Slovenia), catturato dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia.
Dopo la scopritura della targa da parte del primo cittadino, il cerimoniere Walter De Berardinis ha letto una preghiera in memoria delle vittime delle foibe e portato i saluti del presidente dell’INGORTP, Ugo D’Atri e dell’A.N.V.G.D. a nome di Mario Diracca e Donatella Bracali. Dopo aver illustrato le motivazioni che hanno portato la città a commemorare l’esule dalmata, ha preso la parola l’assessore Bruscia, che ha portato i saluti del sindaco di Roseto degli Abruzzi, Sabatino Di Girolamo e dell’amministrazione comunale.