Detenuto dà in escandescenze nel carcere di Teramo

Due sere fa un detenuto proveniente dell’interland romano, affetto da patologie psichiatriche, è riuscito “a bloccare un intero carcere tenendo impegnato tutto il personale di polizia in quel momento impiegato all’interno. Un vero e proprio disastro scaturito dell’ennesima intemperanza avuta dal detenuto in reazione ad un diniego dato alla pretesa di voler restare aperto in orario di chiusura”.

A darne notizia il Sinappe in merito all’episodio nel carcere di Teramo.

“A quel punto il detenuto dapprima si procurava profondi e pericolosi tagli al collo e su tutto il corpo con la lametta da barba e, subito dopo le cure ricevute dai sanitari, distruggeva la camera di pernotto, bersagliando il personale di polizia con piedi di tavolo, cocci di sanitari e quant’altro il detenuto fosse riuscito a ricavare dalla barbara distruzione. Infine, non pago dello scempio perpetrato, il detenuto appiccava un incendio all’interno della propria cella nonostante qualche minuto prima fosse stato attentamente privato di bombolette e lamette”.

E ancora: “Solo grazie alla professionalità mostrata dagli agenti di polizia, il detenuto veniva neutralizzato nella massima sicurezza ed opportunamente isolato, nonostante i lunghi momenti di tensione e terrore causati nel giro di poche ore fossero riusciti a bloccare un intero istituto penitenziario. Il tutto tra minacce di morte, insulti e svariati tentativi di aggressione al personale, oltre al pesante danneggiamento di svariati beni dell’amministrazione pubblica. Operazione condotta nella massima efficienza e coordinamento di un corpo di polizia di assoluta professionalità che opera quotidianamente nel rispetto dell’incolumità di tutti, mettendo invece costantemente a repentaglio la propria”.

Per il Sinappe, “Tutto ciò fa ancora una volta riemergere la problematica connessa al gravissimo vuoto determinato dalla chiusura degli OPG che fin troppe volte pretende dalla Polizia Penitenziaria lo svolgimento di funzioni che non le appartengono né sotto l’aspetto professionale né tantomeno istituzionale e che purtroppo la trasformano quotidianamente in questo modo e nei fatti nel ricettacolo di problemi sociali per i quali lo Stato invece dovrebbe seriamente pensare ad una adeguata soluzione. È quantomai urgente pensare ad una rivisitazione delle strutture psichiatriche ospedaliere detentive di sicuro più idonee ad affrontate questo fenomeno patologico e sociale che le carceri italiane non sono affatto adatte a contenere. Inoltre, nonostante tutto, si continua ad ignorare il problema principale della gestione del detenuto mascherandosi dietro il concetto di rieducazione che viene inevitabilmente inficiato e non sarà mai realizzato fintantoché si continuerà a scaricare sulla Polizia Penitenziaria responsabilità che non le competono. Come se non bastassero già i problemi legati al sovraffollamento e alle endemiche carenze organiche di cui il Corpo di polizia penitenziaria soffre ormai da decenni. Corpo per giunta costantemente disarmato di ogni tipo di dispositivo di sicurezza e che fin troppe volte a mani nude si affida alle doti di mediazione di qualche ottimo ispettore e valido e coraggioso agente, entrambi facendosi scudo con la buona volontà e la tanta pazienza. Ai colleghi intervenuti va tutta la nostra stima sia per la grande professionalità che per il senso del dovere. Ci auguriamo infine che l’attuale maggioranza parlamentare, non si tiri indietro e riattribuisca la giusta dignità che la polizia penitenziaria davvero merita”.

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