Alba Adriatica. Una sorta di lettera aperta, tesa essenzialmente a sensibilizzare l’opinione pubblica, e in parte anche a replicare alle scelte che l’amministrazione comunale ha “scritto” per disegnare la variante al piano demaniale, che in queste settimane è al centro del confronto con le associazioni di categoria e portatori di interesse.
In una nota molto corposa il comitato anti-erosione di Alba Adriatica, organismo composto da 15 imprenditori del settore turistico della zona nord della cittadina costiera (“che non ha natura politica ma è nato solo con lo scopo di tutelare quella parte di litorale colpita dell’erosione, ma anche di difensore quel tessuto sociale che da troppi anni risulta abbandonato”, si legge nella nota), vuole evidenziare, in maniera pubblica tutte le proprie perplessità sull’idea progettuale per la spiaggia pensata dall’amministrazione civica, ribandendo quello che viene definito un disequilibrio con le altre zone della riviera. Meno “interessate” ai processi erosivi.
“Questo strumento deve necessariamente essere visto come un qualcosa in grado di innescare un processo di rigenerazione della costa urbana”, si legge nella nota del comitato guidato da Dino Cartone. Questo che cosa significa? Significa che il piano demaniale deve tenere conto di tutte le emergenze e le necessità del territorio, valutandone le specifiche caratteristiche e peculiarità. Come infatti viene specificato nel Piano regionale bisogna “favorire lo sviluppo omogeneo sulle aree demaniali destinate ad uso turistico-ricreativo di tutto il litorale abruzzese, nel rispetto del patrimonio naturale e degli equilibri territoriali ed economici; e tutelare il territorio nelle aree a rischio di erosione, attraverso l’arretramento e/o la delocalizzazione degli interventi”.
Non vi è chi non veda invece come questa previsione, nella realtà, cozzi con gli strumenti offerti dall’apparato amministrativo locale (la Variante al PDMC) che tutto fanno tranne che effettuare un bilanciamento tra gli interessi di tutti gli operatori turistici o cercare di far sviluppare in modo omogeneo le due zone di Alba Adriatica”.
Due pesi e due misure. Questo uno degli appunti che il comitato ha evidenziato, anche in sede di confronto con l’esecutivo. “L’amministrazione non si rende minimamente conto dell’impossibilità di trattare in egual modo due situazioni che uguali non sono”, prosegue ancora la nota. “Si dovrebbero dunque garantire uguali chances e uguali diritti anche ai soggetti svantaggiati, per l’appunto gli operatori di Alba nord. Uguaglianza non significa riconoscere a tutti il medesimo trattamento. In altri termini, uguaglianza significa trattare in modo uguale situazioni uguali e modo diverso situazioni diverse proprio al fine di raggiungere una uguaglianza sostanziale a valle (come tra l’altro ribadito dalla nostra Carta Costituzionale all’art. 3)”.
Le proposte. Alla luce di questo punto di partenza, che poi appare il punto di partenza di ogni disquisizione, strategica e anche tenica, il comitato ha proposto tre soluzioni alternative all’ente, utili per poter programmare le prossime stagioni turistiche in attesa, poi, che l’agognato intervento regionale possa poi risolvere il problema erosivo o comunque attenuarlo in maniera decisiva.
“Le ipotesi”, ribadiscono i componenti del comitato enti-erosione, “riguardano: la possibilità di traslazione, estensone del titolo di concessione o ampliamento della stessa.
In una zona martoriata non avere infatti la possibilità di offrire servizi balneari ha come unica conseguenza il degrado Le tre opzioni sono state proposte nell’ambito dei “tavoli di confronto” che si sono però rivelati tutt’altro che di confronto alla luce dell’atteggiamento dell’amministrazione che le ha bocciate subito senza dunque prenderle minimamente in considerazione. La proposizione di tali soluzioni alternative si rendeva necessaria atteso che l’Amministrazione proponeva come unico strumento per fronteggiare le difficoltà legate al fenomeno erosivo quello dei terrazzamento.
A prescindere dalle considerazioni personali sulla validità o meno di questo strumento, bisogna sottolineare come l’amministrazione non abbia (forse volontariamente) preso in considerazione le leggi Regionali che disciplinano la materia”.
Il riferimento è all’art. 5 comma 31 della legge regionale 17 dicembre 1997, n. 141 (Norme per l’attuazione delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo con finalità turistiche e ricreative) stabilisce che: “Nelle spiagge classificate ad alto rischio morfologico, prima della realizzazione di nuovi manufatti, devono essere realizzate opere di difesa della costa tali da garantire la stabilizzazione del paraggio. Nelle spiagge ad alto rischio morfologico, non possono essere realizzati nuovi manufatti fino alla messa in sicurezza delle stesse con idonee opere di difesa della costa atte a garantire la stabilizzazione del paraggio. L’esistente legittimato è fatto salvo”.
“È palese dunque come la parte nord non potrà di fatti beneficiare di nessuno degli strumenti proposti nel piano demaniale”, prosegue la nota, “anche alla luce della richiesta della giunta di riclassificare la fascia di rischio per il litorale nord di Alba Adriatica: da alto a molto alto. Perché allora proporre uno strumento che in concreto non potrà essere utilizzato nella zona nord?
Terrazzamenti. Qualora i concessionari di Alba Nord decidessero di avvalersi di questo strumento vedrebbero, alla luce dellanorma regionale, rifiutarsi questa richiesta dalla stessa amministrazione che gli ha fornito il terrazzamento quale unico strumento per contrastare le conseguenze dannose dovute al fenomeno erosivo.
Questo atteggiamento non fa altro che alimentare il divario tra concessionari di zona nord e di zona sud. Questi ultimi infatti avranno la possibilità di servirsi di tutti gli strumenti messi a disposizione dal piano demaniale andando così a ufficializzare la spaccatura economica delle due zone.
Tale situazione non può essere addebitata all’attuale amministrazione, dall’altro dobbiamoevidenziare come, in ogni caso, la responsabilità sia da rinvenire nell’inqualificabile scarica barile tra apparato amministrativo e politica negli ultimi 30 anni.
La politica non si è mai interessata a questo problema, basti pensare che non è mai stato posto in essere un vero e proprio progetto di difesa della costa da parte del Comune di Alba Adriatica fino al 2019.
Dire che il Comune non abbia alcun potere in materia è davvero insensato. Ci sono esempi di altre amministrazioni comunali (da ultimo Silvi Marina e Pineto) che non sono rimaste ad aspettare che qualcosasi muovesse ma, al contrario, hanno posto con insistenza il problema agli uffici regionali competenti, sollecitandoli ad attuare provvedimenti urgenti. Ad Alba Adriatica, questo perchè non è accaduto?”.