Teramo. Il tempo passa, la giustizia prova a fare il suo corso. Molte domande sono rimaste senza risposta da quando il Teramo Basket non calca più il parquet di serie A del PalaScapriano.
Società “congelata” nell’iter del pre-fallimento (prossima udienza a marzo dopo un’altra istanza di fallimento depositata di recente da un ex allenatore) e Guardia di Finanza che, dopo aver portato via alcuni documenti qualche tempo fa dalla sede, iscrive quattordici persone sul registro degli indagati con le ipotesi di reato, a vario titolo, di truffa, estorsione, falsità ideologica del privato in atto pubblico e reati fiscali. A darne notizia è questa mattina “Il Messaggero” in un articolo a firma di Teodora Poeta. L’inchiesta della Procura di Teramo si riferisce ad un presunto giro di fatture false negli ultimi anni di vita del Teramo Basket, fatture false che dovevano consentire l’evasione e coprire, sempre secondo la Procura, i bilanci risultati truccati. Tra i nomi degli indagati, oltre a diverse ditte del posto, sponsor della squadra di pallacanestro, anche gli ex presidenti Carlo Antonetti e Lino Pellecchia, Lino Nisii, ex presidente di Banca Tercas e Marco D’Ignazio, liquidatore della Teramo Basket.
L’inchiesta non è ancora chiusa e certe posizioni potrebbero essere stralciate prima che il pm possa decretare finite le indagini. Intanto però il Teramo Basket torna alla ribalta in città. E non per imprese che non potrà più compiere sul parquet del PalaScapriano. Secondo le indagini, un ex esponente della Tercas avrebbe anche costretto i soci fideiussori della società di pallacanestro a fornire garanzie reali ipotecarie su beni immobili di loro proprietà per pregressi crediti della società sportiva dovuti alla banca pari a 4.260.000 euro, attraverso la predisposizione ad hoc di simulati contratti di mutuo. Tutto questo con l’intimidazione di rivolgersi all’autorità giudiziaria.