Pescara. Migliorano giorno dopo giorno, dopo il ricovero in Rianimazione le condizioni del 33enne nigeriano rimasto coinvolto e ferito gravemente nella rissa tra Rom ed extracomunitari scoppiata alcune sere fa a Rancitelli.
L’uomo è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico dallo staff del reparto di Neurochirurgia e oggi è uscito dalla terapia intensiva: se il quadro sarà stazionario fra pochi giorni potrà essere dimesso.
A riferirlo è il vice sindaco Antonio Blasioli che oggi, insieme ai consiglieri comunali Emilio Longhi e Tiziana Di Giampietro, gli ha fatto visita in ospedale: “La lesione avuta è stata importante ma abbiamo voluto attendere l’uscita dalla terapia intensiva prima di andare a trovarlo per non creare intralcio e non affaticarlo”, spiega Blasioli, “lo abbiamo trovato ancora molto sconvolto dall’accaduto, ci ha raccontato di essere in città dal 2009 dove ha scelto di restare, sposandosi e mettendo su famiglia, ha tre figli. Ci ha anche riferito che vive nel quartiere dal 2015 e mai ha avuto problemi legati alla sua provenienza, né di altro genere”.
“La visita”, conclude il vice sindaco, “è nata per confermare l’attenzione dell’Amministrazione alle sue condizioni e all’accaduto. Un’attenzione che non calerà, è nostra intenzione, come annunciato, convocare a breve le associazioni, le nostre assistenti sociali, tutti i soggetti che operano in zona per calibrare maggiori e ancora più incisive politiche di azione e intervento in quella e nelle altre periferie da sempre difficili della città, perché il controllo vada di pari passo con la prevenzione. Siamo certi che mettendo insieme le forze, come abbiamo già fatto in questi anni facendo rete con associazioni, scuola, parrocchie, i risultati arriveranno: è un diritto della gente che vive in quelle zone, a prescindere dalla provenienza e dall’estrazione sociale, quello di avere una città vivibile, dove tutti rispettano le regole e dove non si può rischiare di finire in rianimazione se provi a farle valere. Per questo siamo andati a sincerarsi delle condizioni dell’uomo ferito, che non ha fatto altro che far valere questo diritto”