Spoltore, all’asta l’ex municipio di via delle Rose

Spoltore. Il Comune di Spoltore mette all’asta tre immobili, tra i quali il vecchio palazzo municipale di via delle Rose, nell’ambito del piano di alienazioni pensato per una serie di aree da riqualificare.

L’apertura delle offerte per i cinque lotti è prevista tra un mese, il 18 dicembre 2020. La vendita avverrà attraverso offerte segrete, in aumento o almeno pari rispetto al prezzo base d’asta stabilito.

Nel caso dell’ex municipio, l’importo è 200 mila euro. Gli altri immobili nel bando dedicato alle alienazioni sono in Via Strada Statale 16bis Monte (lotto 2) e nel Rione San Rocco della frazione di Caprara (lotto 3-4-5). Si tratta di appartamenti e rimesse.

Tutti i dettagli, e il bando completo, sono online sul sito istituzionale.

“E’ un’operazione che facciamo con l’obiettivo di valorizzare dei beni inutilizzati per i quali immaginiamo una seconda vita” spiega l’assessore al patrimonio Chiara Trulli “anche perché, ad eccezione dello stabile a Villa Santa Maria, si trovano in mezzo all’abitato”, come nel caso dell’ex municipio, a pochi passi dalla recentemente rinnovata piazza D’Albenzio e dalla sede della Società Operaia.

“Per la struttura di via delle Rose la speranza è che possa trasformarsi in un esercizio aperto al pubblico, magari con una funzione ricettiva”, prosegue l’assessore, “Alla possibile vendita è stata interessata anche la Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale dell’Abruzzo, che ha già dato la sua autorizzazione: il palazzo sarà ceduto, ma ovviamente solo a condizione che siano rispettati una serie di vincoli a tutela del suo valore storico e architettonico”.

In particolare il bene, secondo quanto previsto dal bando, dovrà essere “mantenuto in condizioni di decoro attraverso interventi di manutenzione ordinaria, restauro e risanamento conservativo mirati alla conservazione del bene e degli elementi di pregio presenti al suo interno”. Qualsiasi intervento nel palazzo, inoltre, dovrà essere prima autorizzato dalla Soprintendenza. Tra le richieste anche che sia garantita la fruizione pubblica del bene e che in ogni caso non sia destinato ad usi anche temporanei “suscettibili di arrecare pregiudizio alla fruizione pubblica o comunque non compatibili con il carattere storico e artistico del bene”.

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