Blitz di Matrone in prefettura: il superstite di Rigopiano segnalato alla Procura

“Un atto vile”. Così Giampaolo Matrone, il pasticciere di Monterotondo superstite della tragedia dell’hotel Rigopiano, dove ha perso la vita sua moglie Valentina Cicioni, definisce la nota con la quale il Prefetto di Pescara , Francesco Provolo, segnala alla Procura il suo blitz compiuto qualche giorno fa, quando si presentò a brutto muso al cospetto della funzionaria incolpata di aver ignorato l’allarme lanciato lo scorso 18 gennaio.

Matrone, a nove mesi dalla tragedia si recò in Prefettura chiedendo chiarimenti alla funzionaria che prese la telefonata di Quintino Marcella, il primo a lanciare l’allarme, poi divenuta nota per la frase “la mamma degli imbecilli è sempre incinta”. “Una lettera – afferma Matrone riferendosi alla nota del Prefetto – che sembra più che un invito ai magistrati ad aprire un procedimento per l’accaduto nei confronti di uno dei sopravvissuti, il che sarebbe davvero clamoroso. Anche perché, a prescindere dalle responsabilità che saranno accertate, ci si aspetterebbe che l’istituzione che rappresenta lo Stato nel territorio spieghi il proprio operato ai cittadini, mentre qui si arriva al punto che chi le domanda, queste spiegazioni, rischia di essere segnalato alla magistratura”.

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“Ci rido sopra, per non piangere – spiega Matrone – Secondo il prefetto avrei destabilizzato l’ambiente e i funzionari, che sono stressati per quanto successo. E io? Sono rimasto sepolto per oltre sessanta ore sotto le macerie, ho perso mia moglie, sono rimasto invalido: non posso più usare la mano destra e cammino a fatica. E sono nove mesi che mi batto per le vittime, per avere giustizia, tra mille ostacoli, come questo. Io no, non sono stressato”.

Matrone parla di “atto vile e inspiegabile” e aggiunge: “Se hanno assunto quest’iniziativa, che francamente potevano risparmiarsi, significa che hanno paura delle indagini. In effetti, i regolamenti individuano nel prefetto il cardine della struttura di comando e di coordinamento dei soccorsi nel caso di calamità naturale. A lui spetterebbe anche l’attuazione del Piano d’intervento della Protezione Civile, documento a quanto pare fantasma in Prefettura. Quindi, più che adoperarsi per sterili iniziative contro la mia persona, gli consiglierei di dimostrare la sua non imputabilità oggettiva sotto questo ed altri aspetti”.

l superstite ribadisce che “se si fosse agito con coscienza e carattere quel 17 gennaio 2017, anziché adesso, forse ci sarebbero stati 29 morti in meno, un invalido in meno e tantissime coscienze pulite. Invece, purtroppo – sottolinea – ci si veste anche di prepotenza e di saccenza, ed è questo, forse, che mi spinge a non arrendermi, né ora né mai”.
Accogliendo con una “certa sorpresa” la notizia, data dal prefetto, del procedimento disciplinare a carico della funzionaria in questione, Matrone sottolinea che “quel giorno non ho fatto nulla di male, come peraltro è stato documentato: come un normale cittadino, mi sono recato negli uffici della prefettura, in un giorno e in un orario di apertura al pubblico, e le ho solo chiesto spiegazioni per il suo comportamento. Ho la coscienza a posto. Mi denuncino pure”.

“Il nostro assistito non ha commesso alcun reato, non ha aggredito nessuno e non è stato in alcun modo offensivo nei confronti della funzionaria della Prefettura – afferma Ermes Trovò, presidente di Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui Matrone si è rivolto – Le ha solo chiesto spiegazioni sul modo in cui ha gestito la vicenda, spiegazioni che riteniamo siano dovute ad una persona che ha pagato un prezzo così alto nella tragedia, ma anche a tutta l’opinione pubblica. “Ci auguriamo si sia trattato solo di un malinteso, perché crediamo che il Prefetto e i suoi funzionari abbiano altre cose a cui pensare su Rigopiano e vogliamo sperare che non mirino all’apertura di un fascicolo penale nei confronti di Giampaolo Matrone: dopo tutto quello che ha patito, sarebbe veramente il colmo”, conclude Trovò.

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