Ricostruzione L’Aquila: fra i sette arrestati anche un ex comandante dell’Esercito

L’Aquila. Figura anche il nome di un ex comandante dell’Esercito fra i 7 arresti eseguiti dal corpo forestale dell’Umbria e dell’Abruzzo con l’operazione “Earthquake” che ha colpito un sistema corruttivo sui lavori per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009. Sequestrati 330.929,63 euro ritenuti profitto del reato di corruzione.

Gli arrestati sono:

Angelo Melchiorre, 61 anni, di Bussi sul Tirino. L’uomo è indagato nella qualità di responsabile tecnico del Comune di Bussi, dal primo agosto 2011 membro delle commissioni di gara del Comune di Bugnara, nonchè dal 17 maggio 2013 responsabile coordinatore dell’ufficio territoriale per la ricostruzione dell’area omogenea numero 5.

Antonio D’Angelo, 47 anni, nato a L’Aquila e residente a Bussi sul Tirino finito nell’inchiesta in qualità di ‘rup’ (responsabile unico del procedimento) della gara per la progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di ricostruzione ex novo della scuola elementare e materna “V. Clemente” di Bugnara.

Provvedimento custodiale anche per l’imprenditore Stefano Roscini, 49 anni, nato a Foligno e residente ad Assisi (Perugia); Giampiero Piccotti, 80 anni, nato a Gubbio (Perugia) e residente a Perugia;

Angelo Riccardini, 55 anni, di Gubbio;

Emilio Di Carlo, 54 anni, di Bussi sul Tirino implicato nella sua qualita’ di direttore dei lavori e progettista degli aggregati n. 43-45 del Comune di Bussi.

Altro ordine di custodia cautelare per Marino Scancella, 65 anni, di Bussi sul Tirino quale architetto formalmente incaricato della progettazione dell’aggregato n. 30 del Comune di Bussi.

I sette sono agli arresti domiciliari con il divieto di incontri e comunicazione con persone diverse da quelle che coabitano con loro per ragiono familiari. Il gip che ha disposto gli arresti eè Gianluca Sarandrea.

Le indagini hanno preso il via dalle dichiarazioni rese alla Forestale da un imprenditore umbro, aggiudicatario di tre appalti per la ricostruzione del Comune di Bussi sul Tirino per un valore di 8 milioni di euro. Ha sostenuto che il direttore dei lavori gli aveva chiesto una tangente pari al 12 % degli appalti, ossia 960.000 euro, da dividere con altri tecnici coinvolti.

Le indagini del Corpo Forestale dello Stato con intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisizioni presso le sedi umbre delle società di costruzione e acquisizioni documentali negli uffici tecnici della ricostruzione del Cratere Aquilano, oltre agli interrogatori di altri testimoni, hanno svelato quello che per gli inquirenti eè un piano – cosi’ definito dagli stessi indagati nelle loro conversazioni – per gestire in modo unitario e sistematizzato l’attività edilizia sugli edifici danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009.

Il metodo era l’aggiotaggio e la preventiva assunzione dei numerosissimi incarichi di progettazione per assumere una posizione di sostanziale monopolio degli appalti, anche corrompendo pubblici ufficiali, e per imporre “condizioni contrattuali capestro” tali da costringere le ditte edili a versare grosse somme di denaro per accedere al mercato degli appalti della ricostruzione. La Procura oltre ai reati di corruzione, induzione a dare o promettere utilità, turbata libertà degli incanti e falso ha contestato anche l’associazione per delinquere.

Il buon esito dell’istruttoria per la richiesta del contributo pubblico sulla ricostruzione veniva garantito dal responsabile dell’Ufficio Tecnico numero 5 del Cratere Aquilano, il quale secondo l’accusa in cambio otteneva la promessa del versamento di importi pari al 5% del valore complessivo degli appalti, che superava i 29 milioni di euro solo considerando quelli già gestiti dal gruppo degli indagati.

Al funzionario inoltre venivano promessi ‘benefit’ come lavori edili gratuiti in un’abitazione di proprieta’, la disponibilita’ di un’auto e l’assunzione di un familiare in una delle ditte affidatarie dei lavori. Le dichiarazioni di un altro imprenditore umbro, che ha gia’ presentato richiesta di patteggiamento della pena, hanno convalidato l’impianto accusatorio facendo emergere che lo stesso capo dell’Ufficio Tecnico si era fatto distaccare presso un altro ufficio di un Comune limitrofo della provincia aquilana, secondo la Forestale per tentare di turbare la gara pubblica per la progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori di ricostruzione ex novo della scuola elementare e materna “V. Clemente”.

Per questo il suo guadagno sarebbe stato di 10.000 euro in contante con la promessa di ulteriori 130.000 euro. La somma sarebbe stata divisa con il responsabile unico di progetto della gara d’appalto, anche lui ora sottoposto agli arresti domiciliari.

Gli investigatori del Corpo Forestale dello Stato hanno sequestrato negli uffici dell’Autorità per la ricostruzione dell’Aquila tutto il carteggio relativo ad altri Comuni del cratere, per verificare se il sistema corruttivo si sia esteso altrove. Perquisizioni sono state eseguite in uffici e abitazioni degli arrestati sia in Umbria sia in Abruzzo per l’acquisizione di altro materiale probatorio.

In uno dei passaggi centrali dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Gianluca Sarandrea afferma: “L’origine di tale sistema, il quale, giova precisare, non presenterebbe di per se’ elementi di rilevanza penale – osserva il gip – se non fosse per il coinvolgimento di un appartenente all’amministrazione che ha piegato la propria funzione per il soddisfacimento di fini privatistici in tutte le fasi del procedimento sfociato nella concessione dei contributi pubblici, risulta essere stata elaborata dall’ex colonnello dell’Esercito italiano, Giampiero Piccotti, il quale ha predisposti un piano finalizzato a gestire in modo unitario l’attivita’ della ricostruzione degli edifici interessati dal sisma (cosiddetto Piano Abruzzo)”.

“Cio’ – spiega il gip nell’ordinanza – in particolare emerge dal documento dattiloscritto rinvenuto nel pc a lui sequestrato denominato ‘nuovi accordi scelta soggetti attuatori progetti e imprese’, creato il 13 ottobre 2010”. Il documento e’ stato inviato da Piccotti, definitosi “estensore del piano Abruzzo”, all’imprenditore Stefano Roscini.

Nel documento “venivano indicati – si legge nell’ordinanza – i progettisti delle opere, definiti ‘soggetti attuatori progetti’, che avrebbero dovuto essere contrattualizzati con Roscini ed in Consorzio Gescom (di Roscini), ente privato gia’ costituito al momento dell’elaborazione del piano”. Secondo il gip, la finalita’ del piano “e’ indicata testualmente nell’atto dove si esplicita che l’obiettivo e’ quello di esercitare un controllo pressoche’ totale nelle fasi della ricostruzione onde evitare che ‘…altrimenti potrebbero esserci contrasti deleteri per gli affari'”. Gli interrogatori di garanzia degli arrestati, probabilmente, si terranno la prossima settimana.

C’è anche la casa natale dello scrittore Ignazio Silone a Pescina  tra gli edifici finiti nel mirino degli inquirenti nell’inchiesta del Corpo Forestale dello stato (Cfs) che ha portato ai sette arresti tra Umbria e Abruzzo. Casa Silone entra nell’ indagine in relazione a due indagati, Giampiero Piccotti, 80 anni, e Angelo Riccardini, 55, entrambi originari di Gubbio.

I due secondo quanto si legge nell’ordinanza del Gip Sarandrea erano al centro, con altri, di un sistema consortile che distribuiva le opere di ricostruzione e ”la progettazione direzione e realizzazione delle opere ammesse a finanziamento pubblico a cui partecipavano le ditte poi divenuta appaltatrici che per il solo fatto dell’adesione venivano indotte a pagare l’importo pari al 17% 20% del valore delle commesse somma che in parte andava destinata al pagamento corruttivo di altri”.

Nel caso della casa di Silone, importo 700 mila euro, l’ accusa è quella di aver agito ”in concorso tra loro” per porre ”in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere legali rappresentanti di altre società a cedere il proprio credito verso i committenti”, come si legge nell’ ordinanza.

Nel mirino era finita anche la scuola elementare V. Clemente di Bugnara (L’Aquila), importo circa 1,7 mln di euro, e chiama in causa due funzionari pubblici, Antonio D’Angelo del Comune di Bugnara nonchè rup e ufficio tecnico del comune di Bussi, e Angelo Melchiorre, in questo caso membro della commissione di gara, ma a sua volta responsabile dell’ufficio tecnico a Bussi.

Un imprenditore ha confessato di aver pagato una tangente di 10 mila euro ”al fine di ricevere copia del bando di gara prima della pubblicazione ufficiale nonché il progetto preliminare dei lavori al fine di elaborare preventivamente le proposte migliorative e aggiudicarsi la gara per la ristrutturazione della scuola”. L’imprenditore non verrà avvertito del bando e perderà la possibilità di parteciparvi.

Italia dei Valori: ‘Uno scandalo dopo l’altro sulla Ricostruzione’

“Uno scandalo dopo l’altro, cosi’ si consumano i milioni della ricostruzione nella corruzione che vede protagonisti imprenditori spregiudicati, tecnici progettisti affamati e pubblici ufficiali opportunisti, spesso dirigenti e responsabili degli Uffici preposti all’istruttoria delle pratiche”. A prendere posizione e’ il segretario regionale dell’Idv Lelio De Santis. Gli ultimi 7 arresti riguardano fatti che sarebbero avvenuti nell’UTR di Bussi, ma in passato sono avvenuti a L’Aquila, e domani magari si verificheranno in altri comuni del cratere, ma sembra ormai un fatto di routine o normale, con il quale dover convivere perche’ inevitabile. Circa 10 miliardi, secondo i dati ministeriali, sono impegnati o gia’ erogati per la ricostruzione nei comuni del cratere sismico e si ritiene che circa il 20% vada a finire nella corruzione e nel malaffare, a scapito della stessa ricostruzione, a danno delle popolazioni e dell’interesse collettivo. Un ringraziamento va alle Forze dell’ordine che fanno il loro dovere, un avvertimento alla politica ed ai tanti personaggi che pensano ad ingrassare con i fondi del terremoto, ma bisogna constatare purtroppo che si e’ abbassato il livello di tensione morale, i cittadini sono sfiduciati e non si indignano piu’. La politica – sottolinea De Santis – deve fare una riflessione seria sul perche’ cio’ avvenga e pero’, allo stesso tempo, deve domandarsi come e’ stato selezionato il personale degli Uffici tecnici della ricostruzione, dove molti uniscono competenza ed onesta’, e soprattutto deve operare per rendere le procedure piu’ snelle e trasparenti, eliminando formalismi e pastoie burocratiche, che possono produrre intermediazioni poco chiare e comportamenti deprecabili”.

Pezzopane: ‘Ora fare luce sull’operazione’

“Plaudiamo alla Procura di Pescara e al Corpo forestale dello Stato per la vasta operazione denominata ‘Earthquake’, che ha portato a smantellare un sistema di corruzione intorno al sisma dell’Aquila del valore di 29 milioni di euro e a 7 arresti e a 11 avvisi di garanzia”. Lo dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, eletta in Abruzzo. Ogni volta, scoprire che c’e’ chi ha potuto lucrare sul nostro dramma, sul dramma di una citta’, di una regione, di migliaia di cittadini e su 329 vittime e’ sempre una grande ferita. Ma da allora – rileva la senatrice – passi avanti ne sono stati fatti, si e’ imparato anche dagli errori e dalle lacune legislative e oggi la normativa per la ricostruzione vede rafforzati i profili di contrasto alle infiltrazioni della criminalita’ organizzata e ai fenomeni corruttivi in senso ampio. In vari provvedimenti – prosegue Pezzopane – siamo riusciti ad inserire norme per la trasparenza e la legalita’ delle procedure. Il decreto per la ricostruzione dopo il terremoto nel Centro Italia raccoglie i frutti del molto lavoro fatto finora. Ora auspichiamo che inchieste come questa portata a termine oggi facciano il loro corso e piena luce su tutta la vicenda ricostruzione a L’Aquila. A questo serve anche la commissione di inchiesta – ossserva infine la senatrice – che si prefigge di istituire il disegno di legge a mia firma che la Commissione Ambiente del Senato sta esaminando”.

Sindaco Bussi: ‘Vicenda allucinante’

”Sono allucinato. Ma anche dispiaciuto, sapevo dell’indagine ma la davo per conclusa, e invece… non ho i termini per dire altro”. Il sindaco di Bussi Salvatore La Gatta commenta i risultati dell’inchiesta della Cfs che oggi ha arrestato il capo dell’ufficio tecnico di Bussi Angelo Melchiorre e chiarisce che solo domani potrà ”fare luce su quanto dice la legge, perchè oltre al terremoto, il Comune di Bussi ha in ballo cose importanti e decisive che passano dentro l’ufficio tecnico e questa vicenda ci mette in difficoltà. Stiamo alle battute finali per l’acquisto del terreno ‘pulito’ della Solvay per reindustrializzazione dell’area, quello estrapolato dal Sin, abbiamo già gli atti dal notaio e questi documenti deve firmarli l’ufficio tecnico, ossia Melchiorre, e non sappiamo cosa fare”

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