Chieti, accattonaggio. Udc: “Un problema o un modo per stare vicino agli ultimi?”

corso_marrucinoChieti. “Credo non sia sufficiente soffermare l’attenzione solo sul disagio di una parte, ovvero la parte dei cittadini “infastiditi”, ma è indispensabile provvedere alla condizione spesso disperata delle persone che chiedono l’elemosina”. È il parere di Alessandro Giardinelli dell’Udc di Chieti, che si è espresso in merito alle recenti decisioni dell’amministrazione comunale teatina sul problema dell’accattonaggio.

“Il discorso su un eventuale normativa sull’accattonaggio” spiega in proposito “può essere valido solo per i cittadini italiani o per gli immigrati con permesso di soggiorno valido, e quindi in regola con le leggi dello Stato italiano, poiché per coloro che invece soggiornano in Italia come clandestini, essi vivono in uno stato già di per se censurabile e quindi perseguibile da parte delle forze dell’ordine deputate, in quanto in contrasto con le leggi della nostra Repubblica (infatti non vi è dubbio che tutti  coloro che sono sul territorio Italiano hanno il dovere di rispettare le nostre leggi). Per tutti coloro che invece abitano il nostro territorio e sono in regola con la legge, la Costituzione dello Stato italiano nell’articolo 3 indica quale deve essere il ruolo educativo dello Stato, volto a promuovere la pacifica convivenza”.

Secondo Giardinelli, per dare soluzioni ad una questione così complessa occorre conoscere in maniera approfondita e seria le problematiche inerenti i soggetti in causa, come ad esempio il numero di persone coinvolte, la situazione di regolarità, la scelta o la necessità  di questa attività, la presenza certa di minori o disabili e via dicendo.

“È necessario inoltre” continua il politico “che le organizzazioni del territorio pubbliche e private, che operano nel servizio sociale e nel volontariato e che intercettano quotidianamente i soggetti vittime di questo stato di bisogno, siano coinvolte in una riflessione condivisa, da ritenersi indispensabile per tracciare una strada comune di supporto. Il messaggio che l’amministrazione comunale deve comunicare ai cittadini deve essere quello dello sviluppo di una convivenza pacifica, innescando la prassi di una buona integrazione che tutti auspichiamo e che è in linea con i nostri principi cristiani, e non dare una percezione di insicurezza ingiustificata, che rischierebbe di minare nelle sue fondamenta la tanto desiderata coesione sociale e rinunciare a quella solidarietà, patrimonio della nostra storia culturale e religiosa.

Naturalmente sarà compito dei consiglieri dell’Udc, che credono nei valori politici in conformità con il proprio credo religioso cristiano, monitorare  questo delicato ambito sociale, facendo in modo che si privilegino la solidarietà e la sussidiarietà. La nostra posizione politica vuole dare credito agli amministratori che operano per cercare soluzioni ai problemi della città; nello stesso tempo ritengo indispensabile governare dialogando continuamente con le minoranze, ed anzi cercando da loro contributi di idee e di programmi utili per il buon governo. Credo che in Consiglio abbiamo dimostrato di voler portare avanti una politica contro gli steccati e contro le oligarchie, che riteniamo rappresentino solo un ostacolo al progresso civile di una comunità”.

 

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